Le sette meraviglie di Sharm

(Sharm el Sheik - EGITTO)

In sintesi:

Viaggiatori:           Sara e Cristian

Scopo del viaggio:  Relax, avventure, mare e scoperta

Durata del viaggio: 7 nt – 8 gg

Partenza:              22 marzo 2009, Malpensa 1

Arrivo:                  29 marzo 2009, Malpensa 1

Voli:                     Livingstone

Struttura:              VentaClub Faraana

Trattamento:         All Inclusive

Tour Operator:      Viaggi del Ventaglio 

 

 

 

Premessa:

Dopo la crociera sul Nilo di ottobre scorso, che ci ha fatti innamorare dell’Egitto, abbiamo deciso di tornarci, questa volta in una meta di mare e precisamente a Sharm el Sheik.

Il viaggio è nato principalmente dalla mia voglia di scoprire la vita sotto l’acqua e provare ad immergermi, visto che è un’idea che mi passa per la testa da quasi un anno…

Grazie al forum http://maldegitto.forumfree.net/ abbiamo iniziato a farci un’idea delle varie zone di Sharm, quelle con la barriera corallina più bella, quelle più giovanili e piene di vita, quelle più esposte a vento, e abbiamo optato per la zona di Ras Um Sid.

Sempre grazie al forum abbiamo incontrato Mauro, un ragazzo italiano, che vive a Sharm e ha un’agenzia di escursioni: http://www.stingrayclub.net/

Sul sito sono elencate le escursioni e i prezzi e grazie alle recensioni positive delle persone che l’hanno conosciuto, lo abbiamo contattato per informazioni, decisi di affidarci a lui per la nostra settimana.  

Tra la scelta dei villaggi, la caratteristica principale che ci interessava, è stata quella di una spiaggia degradante verso il mare, senza la barriera corallina subito a riva, ma dove si potesse fare tranquillamente il bagno, infatti forse non tutti sanno che in parecchi villaggi di Sharm, la barriera corallina è arriva praticamente a riva e per non calpestarla, occorre accedere al mare tramite un pontile che oltrepassa la barriera e termina in un profondo blu. 

In agenzia di viaggi, avevamo già le idee abbastanza chiare su ciò che volevamo e abbiamo prenotato un’offerta, trovata sul sito dei ‘Viaggi del Ventaglio’, con formula roulette tra i due villaggi ‘Faraana’ e ‘Reaf Oasis’, posizionati entrambi nella zona Ras Um Sid.

Io ero già stata nel 2004 al villaggio Faraana e lo ricordo come un ottimo villaggio, mentre il Reaf Oasis è giudicato di categoria superiore al Faraana, perciò qualunque sia la destinazione, sappiamo già di partenza che ci troveremo bene. 

Buona lettura della mia terza volta in Egitto!!!

 

 

 

 

CAPITOLO 1: Il viaggio

 

 

DOMENICA, 22 marzo 2009

 

Siamo pronti per un’altra avventura in terra egiziana che dopo il viaggio di ottobre scorso al Cairo e crociera sul Nilo, ci ha completamente incantato e stregato e ci ha resi ancor più ‘malati di egitto’.

 

Partiamo da casa verso le 12.00, con largo anticipo rispetto l’orario previsto del volo alle 16.50, ma preferiamo fare le cose con calma.

Durante il tragitto in auto verso l’aeroporto, faccio la prima triste scoperta: ho dimenticato a casa il mio quadernetto degli indirizzi degli amici per le cartoline e la cosa mi rattrista parecchio.

Ma è quando arriviamo quasi a Milano che mi accorgo che forse ho dimenticato qualcosa di molto più importante: il caricatore della batteria della mia reflex e, controllando il livello delle batterie mi accorgo che ho soltanto mezza carica che dovrò cercare di farmi bastare per una settimana. Fortunatamente, abbiamo anche la telecamera e una piccola digitale compatta di Cristian, ma il mio umore è comunque sotto terra.

Il mio umore si risolleva, una volta arrivati al parcheggio Golden Parking, che abbiamo prenotato tramite internet: (sito: http://www.goldenparking.it/ ) 45,00 € parcheggio coperto/settimana, che dopo aver sbrigato le pratiche burocratiche, ci accompagna all’uscita n. 17 del Terminal 1 di Malpensa, direttamente dove si trovano i check-in della Livingston.

 

Controlliamo sui monitor il numero del banco in cui fare il check-in, il 10 e scopriamo con grande delusione che la partenza è stata posticipata alle 17.40, ben 50 minuti di ritardo.

Con un po’ di rammarico ci mettiamo ad aspettare.

Durante l’attesa conosciamo una coppia di Torino che ci terrà compagnia per circa mezz’oretta.

Si parla di Torino e della visita che io e Cristian abbiamo in programma per la primavera di quest’anno, parliamo della mostra itinerante ‘Tesori sommersi dell’Egitto’, che si terrà alla Reggia Venaria, e che espone reperti egizi trovati nel delta del Nilo e nella zona di Alessandria e scopriamo che la mostra è stata allestita proprio dal nostro nuovo amico gruista, che ce la descrive come magnifica.

Durante le chiacchiere scopriamo che loro sono diretti a Capo Verde; peccato, sarebbe stato bello averli come compagni di viaggio…

 

Il check-in apre puntuale alle 14.50 e dopo pochi minuti di fila, abbiamo già in mano i nostri biglietti, posti 20A e 20B, con imbarco previsto per le 17.10.

Dopo uno spuntino al bar e la visita ai negozietti del duty free, raggiungiamo l’uscita B28, nell’attesa dell’imbarco.

Alle 17.15 la gente inizia a mettersi in fila davanti al gate, ma la voce dell’hostess li riporta tutti ai loro posti, annunciando che l’imbarco è stato posticipato alle 17.35 causa problemi tecnici. (Cosa poi vorrà dire problemi tecnici… Mah!).

 

Alle 18.10 iniziamo il decollo e sia l’assistente di volo, sia il comandante, annunciano che il volo durerà 3 ore e mezza e dapprima pensiamo ad un errore, perché è risaputo che generalmente ci vogliono più di 4 ore, ma poi troviamo conferma anche sugli schermi che mostrano la rotta, velocità, temperatura, ecc…

Ora: ne io, ne mio marito ci intendiamo di velocità aerea, ma notiamo che il nostro volo tiene la velocità media di 900 km/h, toccando punte di 1.000 km/h.

Come previsto arriviamo all’aeroporto di Sharm el Sheik, alle 21.53 ora locale, in perfetto orario!

Troviamo subito ad aspettarci gli assistenti Ventaglio, che ci indirizzano verso la prima fila che porta al banco del nostro tour operator ‘Viaggi del Ventaglio’ dove un simpatico assistente ci attacca il visto sul passaporto e ci indica alla fila del controllo passaporti.

Qui troviamo una fila incredibile composta da un lungo serpentone di cinque tornanti, ma tutto sommato si rivela abbastanza scorrevole.

Insieme al nostro volo, sono arrivati altri cinque voli e nell’aeroporto regna il caos.  

Durante l’attesa incontro pure un nostro cliente dello studio, più che altro un amico del mio capo, diretto però al Reaf Oasis. Com’è piccolo il mondo…!

 

Dunque ricapitolando: fila per attaccare il visto, fila per il controllo del passaporto con apposizione del timbro di ingresso e ulteriore fila di un agente, (subito dopo il controllo del passaporto) per verificare l’esatta apposizione del timbro di ingresso.

Questo agente, particolarmente preciso, mi ferma perché il mio timbro non riportava una minuscola e invisibile parte di una scritta araba e si appresta a correggerlo con una biro BLU!

Ancora oggi, sul mio passaporto è visibile questa correzione!

 

Sbrigati tutti i controlli, ci rechiamo a prelevare le valigie che stranamente ci aspettano già sui rulli e sempre seguendo le indicazione degli assistenti ci rechiamo al pullman che ci porterà in villaggio.

Nell’attesa che si riempia il pullman facciamo un po’ di pubbliche relazioni.

Al riempimento del pullman partiamo in direzione villaggio, e Michelle, il nostro assistente Ventaglio, un simpatico ragazzo (che precisa subito di non chiamarsi Hunziker di cognome), ci consegna le schede da compilare una per ogni camera, con i nostri dati anagrafici e fa un piccolo breafing informativo, rimandandoci a domani per l’appuntamento con tutto lo staff per la presentazione e le informazioni sul villaggio, escursioni, ecc…

 

L’ingresso del Faraana, riproduce un piccolo tempio con quattro colonne e l’illuminazione lo rende splendido. In me, riaffiorano le emozioni del passato ed è una sensazione bellissima.

Mi chiedo se l’Egitto, per la terza volta, sarà in grado di emozionarmi…

 

La prima persona che incontriamo appena entrati è Antonio, un assistente del Ventaglio egiziano (lo specifico perché dal nome può sembrare che sia italiano), che cinque anni fa, ci fece da guida all’escursione al Cairo. Ho un ricordo molto bello di lui, un ragazzo simpaticissimo, solare e preparatissimo che ci fece passare una splendida ed emozionante giornata; è tale e quale a cinque anni fa, anche se lo trovo un po’ più in carne.

 

Dopo il cocktail di benvenuto, andiamo in reception a consegnare la scheda compilata e a ritirare le chiavi della camera. Ci consegnano anche le tessere per il ritiro dei teli mare e degli adesivi, che ci invitano a compilare indicando il numero della camera e applicarla alle nostre valigie, che più tardi (come dice Michelle: con tempi egizi) ci verranno consegnate in camera direttamente dai fattorini.

Ci dirigiamo poi nella sala ristorante per la cena e finalmente raggiungiamo la nostra camera n. 467, accompagnati da Mimmo, un simpatico animatore che dopo mesi di lavoro nel villaggio, riusciva ancora a perdersi e far perdere i suoi seguaci.

Mentre gironzoliamo per il villaggio, la mia mente torna ancora indietro di cinque anni; il villaggio è un po’ cambiato, ma ha un’aria davvero familiare.

 

Attendiamo e attendiamo che arrivino i tempi egizi, per riavere le nostre valigie e metterci a riposare e finalmente verso le 02.00, riceviamo le nostre valigie e congediamo i nostri fattorini con una piccola mancia.

La camera è al primo piano ed è veramente spaziosa, notiamo subito che i letti sono separati da un comodino e con una veloce manovra, i due ‘lettini’ singoli da una piazza e mezza l’uno, diventano un gigantesco letto matrimoniale.

Crolliamo a letto verso le 02.30 e non fatichiamo ad addormentarci; i nostri sogni sono cullati dalla voce della preghiera notturna del muezzin, che si ode dalla vicina moschea.

 

   

CAPITOLO 2: Relax in villaggio e conoscenza speciale

 

  LUNEDI’, 23 marzo 2009

 

Non ho dormito molto bene questa notte e nonostante solitamente sia una dormigliona, stamattina alle 07.00 apro gli occhi, mi rotolo tra le lenzuola per un’altra mezz’oretta per poi svegliarmi definitivamente, forse perché ho voglia di vivere ogni istante di questa vacanza.

 

Per prima cosa mi metto in contatto con Mauro tramite sms.

Mauro è un ragazzo italiano, che vive a Sharm da 8 anni con la sua famiglia, e ha aperto un’agenzia di escursioni; lo abbiamo ‘scoperto’ sempre grazie al forum mal d’egitto, dove collabora con il nick di trigoneblu, ci siamo sentiti via e-mail dall’italia, qualche settimana prima della nostra partenza, e ci siamo accordati per incontrarci a Sharm e organizzare la nostra settimana di escursioni.

 

Verso le 08.00 si sveglia anche Cristian e andiamo a fare colazione.

Appena usciti dalla camera, incontriamo il nostro room boy, che si presenta con il nome Marco, è di una gentilezza infinita e che ci chiede circa dieci volte se la camera è pulita e se va tutto bene.

Ho notato che molti egiziani conosciuti si presentano con un nome italiano…

La colazione è servita nel ristorante principale dalle 07.00 alle 10.00 ed è ricca e varia: brioches, torte, frutta, yougurt, cereali, pane, marmellate, succhi, omelette ecc.

 

Finita la colazione e preparata la borsa ci dirigiamo in spiaggia, e per raggiungerla attraversiamo tutto il villaggio, guardandoci intorno per iniziare ad orientarci.

 

Il villaggio è molto rialzato rispetto la spiaggia, e per raggiungere il mare occorre affontare una scalinata, dall’alto della quale si gode di una vista mozzafiato sulla baia.

 

Restiamo tutto il resto della mattinata ad oziare al sole e di tanto in tanto ci concediamo un bagno in mare e un po’ di snorkeling, dove abbiamo modo di vedere un sacco di bellissimi pesci colorati.

L’acqua è davvero fredda e non è facile stare tanto in acqua senza la muta.

Incontriamo il fotografo del villaggio e notiamo che scatta con il modello precedente della macchina reflex e dopo esserci presentati e chiacchierato, con un po’ di faccia tosta gli chiediamo se ci può fare la cortesia di caricare le nostre batterie scariche, e lui accetta.

 

A pranzo torniamo nel ristorante principale e tra un ottimo piatto di calamari e scaloppine, ho modo di sentire Lorena, la mia collega di lavoro, nonché grande amica, che con il suo fidanzato Andrea hanno passato la settimana scorsa, qui in vacanza al Faraana e mi chiede se ho ricevuto la busta che due giorni fa, lei e Andrea hanno lasciato in reception.

Sono sorpresa perché alla reception non mi hanno consegnato nulla e così dopo il pranzo, andiamo a richiedere se per caso c’era una busta per la nostra camera 467 e magicamente compare; Lorena mi spiega che avrebbero dovuta consegnarmela ieri, insieme alle chiavi della camera, mal’importante è averla recuperata.

Io e Cristian, incuriositi apriamo la busta (che nel frattempo era già stata aperta da qualcuno) e dopo aver letto la lettera di Lorena, ci ritroviamo immersi in una grande caccia al tesoro, con tanto di mappa e indicazioni per cercare i vari bigliettini nascosti in tutto il villaggio, per poi alla fine scoprire il tesoro nascosto!

 

Con grande entusiasmo ci avventuriamo in questa avventura, sperando solo che gli addetti alla manutenzione del villaggio, non abbiano già trovato e rimosso i biglietti nascosti.

Siamo contenti, così mentre siamo alla ricerca del tesoro, abbiamo modo di conoscere meglio il villaggio e orientarci.

 

Impieghiamo circa mezz’ora per recuperare i primi cinque biglietti e di tanto in tanto incontriamo degli ospiti del villaggio e degli animatori, che ci guardando incuriositi, soprattutto quando ci vedono rovistare nelle anfore poste gli ingressi delle varie camere, e consultare concentratissimi la cartina del villaggio.

L’ultimo biglietto lo troviamo sotto la coperta di una panchina, posta al margine della scala che porta alla spiaggia, sotto gli occhi vigili di un animatore curioso, e abbiamo difficoltà con l’ultimo indizio che nasconde proprio il tesoro e così decidiamo di riposarci in spiaggia, per poi tornare verso sera alla ricerca del tesoro.

 

Dopo essere crollati in un sonno profondo, coccolati dal suono delle onde e da un dolcissimo caldo, veniamo svegliati dalla sigla del villaggio e da un susseguirsi di immancabili canzoni italiane doc. Direi un buon repertorio, anche se avrei preferito decisamente musica egiziana.

 

Alle 17.00 il sole inizia a scendere e noi decidiamo di risalire per metterci alla ricerca del tesoro e per riposarci in camera prima di cena.

Grazie a nuovi indizi avuti telefonicamente da Lorena e osservando meglio la posizione del tesoro sulla mappa, capiamo che abbiamo sbagliato il luogo di ricerca, infatti l’indizio diceva che si trovava sotto un grande sasso, sulla staccionata che divideva il villaggio Faraana dal Reaf Oasis, e dopo aver cercato invano accanto alla staccionata della spiaggia, capiamo che in realtà la cartina indica, il villaggio all’altezza delle camere e non la spiaggia.

Riusciamo infatti a trovare il tesoro: una piccola anfora in perline colorate, che all’interno contiene una collanina con ciondolo che dicono porti fortuna… Bellissime!

 

Rientriamo in camera a prepararci per cena e sentiamo Mauro, con il quale ci accordiamo per vederci alle 21.00, davanti al nostro villaggio. Lui ci comunica che ha una jeep bianca e blu.

Nel frattempo ci sentiamo anche con Samantha, anche lei conosciuta tramite il forum, con la quale ci accordiamo per vederci l’indomani sera a Naama Bay, al bar ‘Il re del caffè’ per le 22.00.

 

Dopo aver cenato con un ottimo risotto ai frutti di mare, ci rechiamo all’appuntamento con Mauro e finalmente abbiamo l’onore di conoscere dal vivo il primo grande malato d’egitto.

 

Al primo impatto abbiamo subito un’ottima impressione, che si concretizza poco dopo con le chiacchiere.

Iniziamo a parlare del suo lavoro, ci spiega che in questi giorni è molto impegnato per le certificazioni Iso europee per il centro diving, poi parliamo del forum, dei raduni del forum, del tour operator Todo Mondo e dei notevoli disagi che crea a chi viaggia con loro, dell’Egitto e del nostro viaggio.

 

Dopo circa mezz’ora di chiacchierata sotto un bel vento, decidiamo di andare a prendere un caffè (un VERO caffè), saliamo dunque sulla trigo-mobile che in pochi minuti ci porta a Sharm vecchia.

Facciamo un giro tra i bei negozietti dell’Old Market e abbiamo modo di vedere che Mauro e oramai un egiziano a tutti gli effetti, infatti di tanto in tanto si ferma a scambiare quattro chiacchiere con amici. Ci fermiamo poi alla torrefazione dove ci gustiamo un ottimo caffè e chiacchieriamo talmente tanto che il tempo passa e noi neppure ce ne accorgiamo.

Mauro ci presta una scheda sim egiziana, che ci permetterà di telefonare in Italia a modici costi senza spendere un capitale.

Parliamo poi di come organizzare la settimana e di cosa ci piacerebbe fare, io vorrei fare un sacco di bellissime escursioni che ho visto sul suo sito, ma il tempo a disposizione non è molto e dopo una perfetta descrizione delle varie escursioni decidiamo per le seguenti escursioni: il canyon colorato, il parco nazionale di Ras Mohamed, la motorata (se possibile all’alba), giornata in jeep guidata da noi nel deserto e il battesimo del mare per me.

Dopo la nostra scelta, Mauro, nonostante l’ora, si da da fare per organizzare al meglio la nostra settimana e chiama i suoi corrispondenti per sapere i posti disponibili per il giorno successivo.

 

Capiamo che l’affidarci all’agenzia di Mauro, è stata la scelta più azzeccata che potessimo fare, poiché le escursioni oltre a costare molto meno rispetto a quelle identiche proposte dal villaggio, hanno il vantaggio di aver un numero ristretto di partecipanti e dunque godersi meglio questi luoghi.

 

Prima di tornare in villaggio ci fermiamo a ricaricare la sim egiziana e visto che le telefonate costano circa 0,60 €/min e gli sms 0,07 €/min, optiamo per la ricarica da 50 LE ovvero 8 €.

 

Facciamo poi un’altra sosta in una panetteria, richiamati dal profumo di pane appena sfornato, che espone in vetrina dolci locali molto invitanti. Mauro fa rifornimento di pane e noi ci facciamo agganciare da un ragazzo piuttosto insistente ma simpatico, che ci trascina a vedere la sua bottega e ci invita a tornare l’indomani quando sarà aperta.

Ci avviamo alla jeep e passiamo davanti al rinomato ristorante a base di pesce Sinai Star, dove vorremmo cenare una di queste sere.

In auto definiamo il programma della settimana, d’accordo che. nel caso di variazioni del giorno o dell’orario, ci saremmo sentiti al telefono.

Ecco il programma:

mercoledì: Ras Mohamed (mezza giornata);

giovedì: battesimo del mare (mattino);

venerdì: canyon colorato (mezza giornata);

sabato: motorata sui quad nel deserto (all’alba).

Per l’escursione in jeep nel deserto, Mauro ci farà sapere se è riuscito a trovare posti per farla domani pomeriggio

 

Sempre chiacchierando torniamo al villaggio e ci salutiamo sotto un fortissimo vento.

E’ oramai mezzanotte passata.

 

 

  CAPITOLO 3: Relax in villaggio e Naama Bay

 

MARTEDI’, 24 marzo 2009

 

Ci svegliamo presto e dopo colazione andiamo in spiaggia, io però sono abbastanza arrossata dal sole di ieri e decido di passare la mattina all’ombra per evitare di rovinarmi il resto della settimana.

In teoria se Mauro riusciva ad organizzare l’escursione entro oggi, per il pomeriggio sarebbe in programma l’escursione in jeep nel deserto; al primo impatto a vederla sul sito non ci ha coinvolto più di tanto, ma la descrizione di Mauro ci ha fatto subito cambiare idea.

 

A metà mattina sentiamo Mauro via sms, che ci conferma le escursioni di domani a Ras Mohamed alle 9.00 per mezza giornata e di venerdì al Canyon colorato alle 7.00 per l’intera giornata, dunque per oggi siamo liberi di rilassarci in spiaggia e goderci un po’ di mare.

 

Passiamo anche il pomeriggio in spiaggia ad oziare, Cristian fa un po’ di snorkeling, io invece non riesco a schiodarmi dall’ombrellone.

 

Al calare del sole torniamo in camera e riceviamo la telefonata di Mauro che ci dice che sono stati invertiti i giorni delle escursioni, perciò domani Canyon colorato e venerdì Ras Mohamed.

 

Subito dopo cena, prendiamo un taxi fuori dall’albergo, iniziando il gioco della contrattazione e dopo soli 10 minuti siamo a Naama Bay: un susseguirsi di locali tipici ‘alla moda’, negozi di souvenir, caos, centri commerciali, gente che va e che viene, vicoli più nascosti con botteghe di souvenir, ecc…

 

Mi viene da pensare a Sharm in generale, alle sue varie facce, considerato il ‘parco giochi d’Egitto’, c’è chi lo mitizza, chi lo scredita, chi lo considera come il nostro ‘Riccione’… Sicuramente nel corso degli anni le cose sono cambiate anche qui, ma anche questo è Egitto.

Non mi stancherò mai di consigliare a chiunque parta per un viaggio, di partire con il cuore aperto, senza troppi pregiudizi e senza gli occhi coperti; vivere il viaggio, questa terra, questa gente a 360°.

 

Iniziamo il nostro giro curiosando qua e la, fino a che non ci accordiamo con Samantha, di incontrarci direttamente al bar verso le 9.30.

 

Passiamo con lei una bella oretta chiacchierando; io mi gusto il consigliatissimo marocchino alla nutella, Cristian non abbandona il suo fidato karkadè e Samantha una bella coppa alle fragole.

Ci da ottimi consigli su cosa vedere, cosa fare, oltre alle classiche mete ‘Old Market’ e ‘Fantasìa’ già in programma, ci consiglia anche ‘Il Mercato’, un altro ‘mercato’ all’aperto con bei negozi e anche un bel localino ‘Soho Square’ che però è nella zona dall’aeroporto e quindi un po’ distante da noi di circa mezz’ora di auto.

Ci raggiunge Willi, il marito di Samantha, che chiacchiera un po’ con noi, (in particolare di calcio con Cristian… questi uomini!) e poi ci raggiunge anche Carla, una simpatica amica di Samantha.

 

Verso le 11.10 salutiamo le nuove amiche e ci dirigiamo all’appuntamento con il taxi, fissato per le 11.30.

 

Siamo molto stanchi, sia per il sole sia per non aver dormito tanto e pensiamo che domani mattina la sveglia suonerà alle 6.00.

 

    

CAPITOLO 3: Prima meraviglia di Sharm: Canyon Colorato

 

 

MERCOLDI’, 25 marzo 2009

 

Stamattina siamo assonnatissimi e visto che l’appuntamento è per le 7.00, ed il ristorante apre proprio per le 7.00, non riusciamo neppure a fare colazione.

 

Ci spostiamo all’esterno del villaggio, sulla strada e facciamo conoscenza con il guardiano con il quale scambiamo due parole.

 

Arriva puntuale una jeep a prenderci, siamo i primi.

La guida, di cui non capisco il nome, parla in inglese ed io sono già in panico perché non l’ho mai studiato e a parte qualche parola base, non capisco niente.

 

Facciamo tappa in diversi alberghi a prelevare i nostri compagni di viaggio.

Ci faranno compagnia: una famigliola russa, padre, madre e figlio e una coppia di ragazzi tedeschi.

La guida ci spiega che lui parlerà in inglese per noi e i ragazzi tedeschi e tradurrà in russo, per la famigliola. Io sono già in panico e inizio a stressare Cristian ogni secondo per chiedere di tradurre ogni parola e battuta della guida.

 

Arrivati al primo controllo abbiamo il primo problema: sul foglio di permesso di accesso a non-so-dove, sono segnate n. 9 persone, ma noi siamo in 7 a causa del ritiro all’ultimo minuto di una coppia, il poliziotto ci rimanda indietro, a farci correggere il permesso di ingresso.

 

Perdiamo circa mezz’oretta.

Verso le 09.00 ci fermiamo in un… emh… bhe, loro lo chiamano ‘autogrill’, (spero per scherzo!), ma in realtà si tratta di uno spiazzo tra le montagne, adibito a bar, con ombrelloni, tavolini, tavoli riparati da una specie di tenda, e uno spazio con tappeti e piccoli tavolini.

 

Restiamo per poco, giusto il tempo di un caffè, colazione e una sfida a braccio di ferro, tra la nostra matta guida e gli uomini dell’escursione, che faranno una figuraccia tremenda!

 

Riprendiamo il viaggio e dopo un’ora, facciamo ancora una sosta sulla strada, per qualche foto panoramica a Nuweiba, dalla quale si vede in lontananza la costa della Giordania e dove la nostra guida si improvvisa fotografo e ci scatta qualche foto.

 

Verso le 10.30 arriviamo al canyon, dove per raggiungere l’inizio del percorso, facciamo circa una mezz’oretta di strada sterrata su ghiaia, affrontando salite e discese e con un autista un po’ pazzerello.

La jeep non è proprio il massimo della comodità e noi grazie anche al caldo che induce sonnolenza, abbiamo un gran sonno.

Ogni tanto, quando riesco a stare sveglia, vedo la testa di Cristian (e a turno quella degli altri componenti del gruppo), che ciondola di qua e di la, e capisco che sotto le lenti scure degli occhiali da sole, i suoi occhi sono chiusi.

 

Alle 11.00 iniziamo il percorso sotto un sole abbastanza caldo.

La guida ci comunica che non possiamo portare con noi gli zaini, ma solo acqua, macchina fotografica e/o telecamera; lo zaino ci aspetterà sulla salita al termine del Canyon.

 

La prima parte del percorso è senza dubbio facile per tutti poiché consiste in una passeggiata tra queste imponenti montagne.

 

Arriviamo in un punto dove la guida rovescia un po’ d’acqua su una parte di –credo- terra o addirittura roccia stessa, chiama le donne a raduno e chiede ad ognuna, lo stato ‘di famiglia’ e visto che siamo tutte accoppiate e maritate, traccia una piccola striscia rossa sulla guancia destra, con questo ‘colore’ che ha ricavato, intingendo il dito in questa parte di roccia bagnata.

Ci spiega che il beduino alla vista di questi segni, non potrà neppure parlare con noi.

Non siamo molto convinti che sia vero; probabilmente si tratta solo di una credenza o un intrattenimento dell’escursione.

 

La compagnia internazionale e poliglotta, è comunque molto divertente, soprattutto il ragazzo tedesco, che ha sempre la battuta pronta e si ride e si scherza con la guida.

Tutti tranne il signore russo, che finora ha sempre avuto un’aria seria, distaccata e superficiale e sembra che per farlo sorridere, abbia bisogno di un’operazione chirurgica.

Suvvia, sorridi, siamo in vacanzaaaa!

 

Arriviamo in un punto, dove ci troviamo davanti a migliaia di piccole ‘piramidi’ fatte di sassi, e ci viene spiegato dalla guida che si cercano tre sassi e li si dispongono uno sopra l’altro, poi li si posizionano vicino agli altri sulle rocce e infine si esprime un desiderio.

Il motivo purtroppo non lo sappiamo, forse l’ha spiegato, ma non sempre capivamo che cosa volesse dire.

Devo dire che mi dispiace molto, non poter capire tutto quello che spiega la guida, e non poter fare domande, mi sento molto limitata, ma anche comunicare e capirci in una lingua che non appartiene a nessuno di noi, è altrettanto divertente.

 

Entriamo nella parte più scenografica e fotografata del Canyon, e la nostra brillantissima guida si diverte a nascondersi in cavità delle rocce, a volte non troppo sicure, per poi sbucare fuori all’improvviso e spaventarci, e devo dire che ci riesce bene... Soprattutto con me!

Arriviamo poi in un punto, dove le rocce formano una specie di trono naturale e a turno, ammaestrati dalla guida che si inventa strane posizioni, facciamo delle foto stile faraonico.

Per le donne a scelta tra Nefertari e Cleopatra, per gli uomini Ramses II e Tutankamon, anche qui non perdiamo occasione per ridere!

 

Proseguiamo per il percorso, ci divertiamo molto e nello stesso tempo è emozionante camminare in parti di storia naturale.

 

Arriviamo nella parte più divertente e forse un po’ più complicata, ma non troppo faticosa, dove un susseguirsi di stretti passaggi, massi da saltare, buchi in cui lasciarsi scivolare, ci mettono alla prova. La nostra guida è sempre presente e molto preparata e alla minima difficoltà corre in nostro aiuto.

La parte che più mi ha ‘intimorita’ è stata quella in cui, il sentiero finiva davanti ad una grande spaccatura di una roccia, dove in mezzo c’era un grande masso rotondo, che bloccava il passaggio al sentiero sottostante di un paio di metri.

Per superare questo passaggio era necessario aggrapparsi alla roccia rotonda, appoggiare il sedere alle pareti pendenti e lasciarsi scivolare (proprio come su uno scivolo) sulla roccia, fino a che la guida non ti aiutava ad affrontare l’ultimo salto per raggiungere il suolo.

 

Vediamo i colori stupendi e sfumati delle rocce, che sono ancora oggi visibili e spaziano dal blu, al violetto, all’arancio, ecc… e capiamo perché lo chiamano ‘Canyon colorato’.

 

Passando in certi punti, il percorso è talmente stretto e le pareti delle rocce così alte, che viene naturale alzare gli occhi al cielo, intravedendo una piccola striscia azzurra che contrasta con il rossastro delle rocce. Davvero meraviglioso!

 

Finita la parte più bella e divertente, approdiamo ad una tenda beduina, dove ci gustiamo un ottimo the beduino, sempre tra le spiegazioni della guida.

 

Qui, abbiamo il primo vero contatto con il deserto.

 

Quando la guida smette per qualche istante di parlare, intorno a noi ci avvolge il silenzio…

Il silenzio assoluto, che stenti quasi a crederne l’esistenza e che ti entra dentro come una voce. Una voce profonda ma silenziosa che ti invita alla riflessione.

Alla sola vista, il deserto, mi aveva già fatto vivere certe emozioni nel precedente viaggio in Egitto, oggi invece mi ha incantato con il suo silenzio! Davvero emozioni inspiegabili a parole!

 

 

Terminata la sosta alla tenda beduina, riprendiamo il cammino verso la jeep.

Mi rendo conto che nel percorso siamo scesi molto di livello e mi preoccupa un po’ la salita, soprattutto sotto questo sole cocente…

La guida ci spiega che per la salita abbiamo due soluzioni: la strada più lunga e meno ripida e la scorciatoia più corta ma ripida.

All’unanimità preferiamo affrontare la strada più breve e dopo una camminata in piano di circa un quarto d’ora, dove passiamo accanto ad una ex-tenda ad oggi usata da ‘discarica’ a cielo aperto di bottigliette di plastica, arriviamo di fronte ad una parete verticale, che con l’aiuto della guida dobbiamo scalare.

Anche qui lo spettacolo che ci si presenta è inquietante, tanto che la guida stessa ha dei dubbi che il sentiero non sia accessibile, a causa di un tappeto di bottigliette di plastica che ricopre completamente qualche decina di mq di deserto!

Siamo allibiti e ci chiediamo come sia possibile che tanta bellezza, non venga minimamente preservata!

 

Ci ritroviamo dunque con il naso all’insù a guardare la parete ‘verticale’ che dovremo scalare.

 

La guida è la prima a salire e si ferma a metà, dove man mano recupera ognuno di noi e ci porta in piano; a turno seguono il bambino russo e le due donne tedesca e russa.

Io cerco di prendere un po’ di tempo per capire dove mettere mani e piedi, e quando tocca il mio turno, devo dire che me la cavo abbastanza bene, credevo peggio.

Gli uomini sono più sportivi e salgono senza problemi, ma sempre con la supervisione della guida.

Dopo quest’ultimo sforzo ci ritroviamo a camminare di nuovo in salita, per raggiungere la jeep che ci aspetta in vetta.

 

Arrivati alla jeep con il fiatone, ci dissetiamo con dell’acqua e dopo esserci riposati qualche minuto e aver scattato le ultime foto, ci mettiamo in marcia per raggiungere Dahab, dove pranzeremo.

Sono le 13.00 e iniziamo a sentire la fame.

 

Arriviamo a Dahab un po’ provati, ma alla vista del favoloso ristorante sul mare in cui pranzeremo ci risolleva il morale.

Il ristorante, di cui purtroppo non ricordo il nome, è molto carino e noi scegliamo di pranzare nei comodissimi divanetti che sono direttamente sul mare. Bellissimo!

Il pranzo è compreso nell’escursione, ma le bibite sono escluse.

Ci sediamo al tavolo con i due ragazzi tedeschi e finito il pranzo, approfondiamo la conoscenza della guida che ci racconta qualcosa di se, dopo di che improvvisiamo il gioco delle capitali europee, sempre in inglese naturalmente.

 

Dopo pranzo, c’è la sosta obbligatoria nei classici negozietti per turisti che vendono i souvenir. Noi non siamo interessati, così nonostante la guida ci lasci mezz’ora di tempo per gli acquisti, non entriamo neppure nel negozio ma ci soffermiamo in una vicina bancarella che vende cd di musica egiziana. Risuona nell’aria una canzone di Elissa, la canzone non la conosco, ma la sua splendida voce è inconfondibile e così, dopo le varie insistenze dell’ambulante per farci acquistare i suoi cd e, spiegatogli scherzosamente che siamo a conoscenza di internet e di come reperire gli mp3, lo salutiamo e noi decidiamo di riposarci all’esterno del negozio, in attesa degli altri ragazzi.

La coppia di tedeschi, ha avuto la nostra stessa idea e così, attendiamo insieme la famiglia di russi.

Risaliti sul pullmino, ritorniamo nuovamente sul lungomare di Dahaab, per la visita ad altri negozi di souvenir.

 

Io sono veramente uno zombie, riesco a fatica a tenere gli occhi aperti e ho pure le gambe che iniziano a cedere.

Gironzoliamo per le vie delle botteghe, ma a causa della stanchezza non riusciamo a goderci appieno la cittadina. Notiamo però quanto i prezzi siano inferiori rispetto a Sharm.

L’appuntamento con il resto del gruppo è fissato per le 17.00 nel parcheggino, dove siamo stati lasciati all’andata e più o meno siamo tutti puntuali.

 

Il ritorno in jeep è devastante.

Non vediamo l’ora di buttarci sotto la doccia, mettere qualcosa sotto i denti e correre a letto e proprio così facciamo una volta arrivati in albergo.

Dobbiamo assolutamente recuperare qualche ora di sonno, domani ci aspetta un’altra bella giornata impegnativa, soprattutto per me!

    

 

CAPITOLO 4: Seconda meraviglia: Il battesimo del mare

 

GIOVEDI’, 26 marzo 2009

 

Sveglia alle ore 7.00, ci prepariamo ed andiamo a fare colazione.

Mentre usciamo dalla camera incontriamo Marco, il nostro room boy, che come ogni giorno ci saluta calorosamente e ci chiede se i fiori che ci ha messo in camera sono stati di nostro gradimento. Lo ringraziamo, scambiamo qualche parola e ci avviamo al ristorante.

 

Dopo una buona colazione con succo e brioche, inizio a prepararmi ‘psicologicamente’ per quello che mi aspetterà tra poche ore: il mio ‘battesimo del mare’.

E’ già da un annetto che ho la voglia di provare ad immergermi e quale occasione migliore potevo avere, se non questa di immergermi con una guida d’eccezione, tra uno dei posti più belli del mondo?

 

Siamo d’accordo con Mauro di trovarci sempre fuori dal nostro villaggio alle 9.15.

All’arrivo della trigo-mobile che ci poterà al centro diving, il mio battito cardiaco aumenta paurosamente, sono un po’ agitata ma soprattutto emozionata.

 

Arrivati al bel centro diving, mi guardo intorno incuriosita. Mauro ci fa pure vedere un dvd con delle immersioni in notturna… Uno splendore unico, alla vista di quelle immagini, mi piacerebbe già avere il brevetto, ma poi torno con i piedi per terra, così Mauro, mi fa un briefing informativo, spiegandomi accuratamente l’utilizzo e la funzione di tutta ’attrezzatura.

 

Mauro è fantastico, mi vede un po’ agitata e mi tranquillizza rispondendo ad ogni mia singola domanda, pure quelle stupide del tipo: ‘Ma se mi viene da tossire sott’acqua?’ ‘E se devo starnutire?’ ‘In quanto tempo si può risalire?’ ‘Se ti consumo una bombola intera?’

 

Dopo aver compilato i vari moduli, compresi l’assunzione di responsabilità e la dichiarazione di essere assolutamente in buona salute, passiamo alla prova della muta e la preparazione dell’attrezzatura!

Già dalla prova della muta mi sento una grandissima imbranata, non oso pensare cosa combinerò a Mauro!

 

Il battesimo del mare che solitamente Mauro organizza con la sua agenzia, è abbinato all’escursione in barca all’isola di Tiran, fortunatamente nel mio caso lo faremo partendo dalla spiaggia di un vicino villaggio in cui lui ha libero accesso, il che mi tranquillizza parecchio!

Pronti alla partenza risaliamo sulla jeep e in pochi minuti arriviamo al vicino villaggio Albatros, il cui responsabile del diving del villaggio, ci spiega Mauro, essere il fratello di un istruttore del suo diving.

 

Si prepara l’attrezzatura ed io inizio a sentire l’emozione e Mauro mi spiega le ultime cose: mi porterà al massimo a 5 mt e penserà lui a gonfiare e sgonfiare il gav e tirarmi, io dovrò solo preoccuparmi di respirare e naturalmente ‘pinneggiare’.

Mi preparo con l’assistenza di Mauro e un altro ragazzo egiziano che mi aiutano ad allacciare la cintura per i pesi, giubbottino e mettere le bombole, dopo di che ci avviciniamo al mare e così ha inizio il mio battesimo del mare.

 

Mi rendo conto che in questo mio battesimo, non ho visto quello che avrei potuto vedere come se avessi fatto il battesimo originale e di solito proposto dall’isola di Tiran, ma incontriamo ugualmente diverse specie di pesci: guai a ricordarmi un nome, a parte il caro e simpatico pesce pagliaccio che si diverte a giocare a nascondino dentro un anemone.

Incrocio un pesce simile ad un pesce pappagallo (e forse lo è pure) che ha dei colori bellissimi e in base al riflesso della luce nell’acqua, sembra più o meno cangiante, dal rosa/rosso all’azzurro/violaceo. Davvero bellissimo!

 

Mauro riesce pure a fare qualche foto ai pesciolini, io sono molto molto contenta e mentre risaliamo lentamente mi sento come una specie di vuoto… Ci stavo proprio prendendo gusto e mi spiace che sia già finito.

 

Quando riemergiamo non riesco a dire molto, riesco solo a pensare: ma cosa c’è lì sotto???

Poi piano piano torno alla realtà e mentre mi tolgo maschera e pinne, cerco di trasmettere il mio entusiasmo a Cristian, che dall’alto di un pontile sta riprendendo tutto.

Mauro mi rimprovera simpaticamente per essermi lasciata completamente trascinare da lui, senza aver neppure mosso le pinne ed io infatti nella mia testa pensavo: ‘Guarda com’è facile!’, io gli confesso anche che a metà dell’immersione avevo la maschera piuttosto appannata, ma non avevo il coraggio di pulirla come mi aveva spiegato prima di iniziare, ma lui ovviamente se n’era già accorto.

 

Finito il battesimo, sciacquata, sistemata e riposta l’attrezzatura, Mauro ci riaccompagna in albergo, abbiamo giusto il tempo per una doccia veloce e sgranocchiare qualcosa, perché alle 13.30 ci verranno a prendere per l’escursioni in jeep nel deserto.

 

 

CAPITOLO 5: Terza meraviglia: la potenza del deserto

 

GIOVEDI’, 26 marzo 2009

 

Puntualissimi alle 13.25 usciamo dal villaggio e ci rechiamo al solito posto, all’esterno del villaggio, dove chiacchieriamo ancora un po’ con la guardia.

Mauro ci ha avvertito per la nostra guida verrà a prenderci su una jeep rossa alle 13.30.

 

Alle 13.35, visto che non si vede ancora nessuno all’orizzonte e conoscendo i tempi egizi, decido di fare una corsa in bagno e mentre entro nel villaggio, una jeep rossa sospetta mi incuriosisce e ancor di più mi incuriosisce il ragazzo beduino con galabeja e giubbotto di pelle, che parla al telefono…

 

Che sia lui che stiamo aspettando fuori dal villaggio?

Faccio una corsa all’esterno per richiamare Cristian, che nel frattempo si era sentito con Mauro e nel frattempo l’amico beduino esce dal villaggio, sale sulla jeep e riparte verso l’uscita.

 

Svelato il mistero: lui ci aspettava all’interno del villaggio, noi l’aspettavamo all’esterno e quando siamo usciti non l’abbiamo neppure visto e così, mentre saliamo sulla jeep ci scusiamo a vicenda per l’incomprensione e iniziamo una nuova fantastica avventura nel deserto!

 

E’ la prima volta che attraversiamo le strade di Sharm in pieno giorno ed ho modo di guardarmi in giro. Mi attira e mi incuriosisce tutto quello che vedo, dagli hotel super lussuosi a piccole case diroccate. I miei occhi sono come incantati e il vento nei capelli, mi da una sensazione di libertà.

 

Prima di arrivare all’ingresso del parco, il beduino si copre la testa con la kefia e prepara un pacchetto di sigarette e ci spiega che serve per i controlli, perché non gli vengano fatte troppe domande o problemi, praticamente è una sorta di corruzione per la guardia!

 

L’altra jeep con un altro beduino ci aspetta dentro il parco e dopo esserci riuniti e a qualche km di distanza dal controllo, il beduino che guida la nostra jeep si ferma e lascia il comando a Cristian, gli fa un breve corso su come guidarla e poi si parte, dapprima su strada asfaltata e successivamente nel bel mezzo del deserto!

 

Il panorama che ci avvolge è davvero mozzafiato e la comodità di avere una jeep tutta per noi, ci da un assoluto senso di libertà, soprattutto per rallentare e talvolta fermarci per fotografare questi scenari da favola.

Il sole è ancora piuttosto alto e la luce del deserto riflessa, è quasi accecante, ma ciò che mi colpisce di più sono le sfumature dorate!!!

Ci godiamo il tragitto in jeep, guardandoci intorno incuriositi, anche se in realtà intorno a noi non c’è nulla e forse è proprio questo che ci attrae.

 

Ogni tanto la jeep che ci precede si ferma e il più giovane, scende per spiegarci qualcosa dei cespugli di piante che si trovano nel bel mezzo del… niente.

 

Poi si riparte per raggiungere altri magnifici scorci.

Passiamo in mezzo ad un villaggio di beduini e la cosa ci rattrista un po’…

Vediamo i bambini che si allontanano dalle loro ‘case di latta’ e si avvicinano alla nostra jeep e ci sentiamo stupidi per non avere portato niente con noi da donargli… I loro occhi sono speranzosi ma al tempo stesso gioiosi, uno strano mix di sentimenti contrastanti ci coinvolge.

Li salutiamo e ripartiamo.

 

Devo dire che questa escursione si sta rivelando molto più bella e interessante del previsto, Mauro ce l’aveva consigliata vivamente e finora devo dire che aveva proprio ragione. Inizialmente pensavo che il divertimento fosse solo per Cristian alla guida, ma la libertà di avere una jeep a nostra disposizione, in un posto incantevole come quel deserto, ha provocato in me forti emozioni.

Alterniamo tratti piani e tranquilli a vere e proprie montagne russe.

Prima di affrontare una salita particolarmente impegnativa, il beduino lascia la sua jeep e ci fa un nuovo briefing sulle marce da utilizzare e dopo averla superata con la sua jeep, ci fa da vero e proprio navigatore vivente, fino a quando giunti sulla cima, non si improvvisa pure nostro fotografo personale.

 

Siamo saliti abbastanza, ma proseguiamo ancora fino a che non raggiungiamo il luogo in cui ci fermeremo a bere il the beduino.

Abbandoniamo le jeep in uno spiazzo circondato da montagne e proseguiamo tra le montagne a piedi per pochi minuti. Arriviamo alla tenda beduina che è posizionata in uno scenario incredibile: nel bel mezzo delle montagne, con una vista spettacolare su un angolo del deserto, che illuminato dai raggi del sole sembra un mare dorato.

C’è una pace che mette serenità e in questo posto anche le parole sono di troppo.

Mi ritrovo ad ascoltare la voce del deserto, in silenzio.

Il beduino più anziano inizia a preparare il fuoco per il the, mentre quello più giovane si ritaglia un momento per la sua preghiera.

Io e Cristian siamo letteralmente incantati e cerchiamo di immortalare questo momento con foto e video, quasi per poter portare a casa con noi un angolo di paradiso, dove rifugiarsi dopo le frenetiche giornate delle nostre caotiche città, dopo di che aspettiamo in un mistico silenzio l’ora del the.

 

Sono quasi le 16.00, il the è pronto e il ragazzo ritorna dalla preghiera, così tra qualche chiacchiera in un inglese non troppo corretto, ci gustiamo il nostro the, sotto la tenda fatta di legno e una tettoia di rami e foglie di palme e poco dopo ripartiamo per la nostra avventura.

Questo posto ci ha veramente incantato.

 

Il sole incomincia a scendere, ma l’entusiasmo è ancora alle stelle.

Da quando abbiamo iniziato questa escursione, a parte gli abitanti del villaggio beduino, non abbiamo incontrato anima viva, solo alla partenza abbiamo visto una fila di quad parcheggiati vicino a delle tende, dove probabilmente gli escursionisti erano fermi a gustarsi un buon the, ed ora in mezzo al nulla eccoli lì, un beduino in sella al suo cammello che da lontano ci saluta con la mano. Sembra davvero la scena di un film.

 

Il cielo assume diverse sfumature di colore, dall’oro, all’arancio, al rosa fino ad arrivare al violetto; piano piano ci allontaniamo dalle montagne, incominciamo ad intravedere il mare e raggiungiamo anche una strada asfaltata… Qualcosa ci dice che stiamo arrivando alla fine di questa magica avventura, ma sappiamo che avremo un’altra sosta, l’escursione infatti prevede anche un barbecue in spiaggia sotto le stelle.

 

Raggiungiamo il mare e parcheggiamo le jeep vicino ad una capanna di legno che sarà il nostro personale ristorante sulla spiaggia e iniziamo a guardarci in giro fotografando qua e la.

Oltre al panorama, anche il clima è cambiato, avvertiamo infatti un’insistente brezza che ci costringe ad indossare le nostre felpe, che con tutta la sabbia del deserto sono oramai sporchissime.

La sabbia è umida e una distesa di conchiglie e frammenti di coralli la fanno da padrona.

Ci troviamo di fronte all’isola di Tiran, perché riconosco il famoso relitto nel mare e mentre il sole velocemente fa capolino dietro le montagne, i nostri amici beduini preparano quella che sarà la nostra cena. Sono organizzatissimi: stendono un tappeto per terra, scaricano dalla loro jeep i frigo portatili e mentre uno si appresta ad accendere il fuoco, l’altro prepara le verdure.

Alle 18.00 il cielo è ormai scuro e con il sottofondo delle onde del mare e il profumo di carne che cuoce sulla griglia nel naso, scrutiamo il cielo a caccia delle prime stelle. Siamo incantanti.

Arriva il momento della cena, ci sediamo sul tappeto e ci gustiamo tutti insieme un’ottima carne con contorno di verdure e pane arabo, il tutto illuminato dalla fioca luce di due candele messe in un improvvisato porta candele di bottiglie di plastica.

Siamo davvero soddisfatti di questa escursione, finora è stato tutto perfetto!

 

Purtroppo il tempo vola e poco dopo ci ritroviamo di nuovo sulle nostre jeep, in direzione del villaggio.

Alzo gli occhi al cielo e sopra le nostre teste una meravigliosa stellata… Questa è la ciliegina sulla torta di questa stupenda giornata. Mi piacerebbe poter immortalare questo ricordo con una foto, un frammento di video, ma pur sapendo che mi ritroverei con un immagine nera, punto ugualmente al telecamera al cielo per qualche secondo.

 

Guidare di notte nel deserto, con i soli fari che illuminano il percorso designato e seguire il suono delle onde del mare per sapere che stiamo seguendo la costa, si rivela un’altra grande emozione.

Davanti a noi c’è sempre la fedele jeep apripista, che sappiamo che tra poco dovremo salutare e, come al risveglio di un sogno, dopo aver salutato il beduino più anziano sull’altra jeep, ci ritroviamo nel bel mezzo dell’altra Sharm, quella fatta di luci, di suoni e di caos, ma che cmq ci affascina ugualmente.

 

Rientriamo in albergo verso le 19.30 stanchi e pieni di sabbia e sorridiamo nel vedere le facce degli altri clienti del villaggio in versione chic, che aspettano l’ora di cena e che incrociandoci ci scrutano perplessi. L’emozione che abbiamo nel cuore è grande e siamo quasi dispiaciuti che questa giornata stia volgendo al termine.

 

In camera ci rilassiamo sotto una bella e luuuunga doccia, ma nonostante la stanchezza e la frenesia della giornata, la nostra voglia di scoprire Sharm è ancora molto forte, così raccogliamo le forze che ci restano per fare un giro a piedi nei dintorni del Fantasia (Alf leila wa leila) e se riusciamo vorremmo allungare la passeggiata fino al ‘Il Mercato’.

 

Appena fuori dall’hotel, i tassisti fanno a gara per avvicinarci e chiedere se abbiamo bisogno di un passaggio per Naama Bay o Old Sharm, ma ringraziando rifiutiamo e proseguiamo a piedi. Notiamo proprio accanto al villaggio Reaf Oasis, una distesa di ‘case/baracche’ improvvisate, naturalmente tutti con la parabola e non riusciamo a non notare anche i fili elettrici scoperti e arrotolati intorno ai lampioni… Anche questa è Sharm el Sheik. Anche questo è Egitto.

 

Arriviamo davanti al Fantasia, ma prima di entrare facciamo un giro intorno ai negozietti che lo circondano. Stasera siamo troppo stanchi per lo shopping e quindi non diamo molto retta ai venditori. Decidiamo di entrare a dare un’occhiata ma dai cartelloni esposti all’esterno, abbiamo visto che stasera non c’è lo spettacolo in lingua italiana, quindi dopo aver gironzolato per i giardini e fontane da mille e una notte e aver scattato le solite foto ricordo, con il sottofondo di musica araba dello spettacolo di danze, decidiamo di rientrare in hotel.

 

Il giro in totale è durato 40 minuti.

Siamo davvero stanchi e sicuramente stanotte non faticheremo a prendere sonno e forse non sentiremo neppure il canto del muezzin.

 

 

CAPITOLO 6: Quarta meraviglia: Ras Mohamed

 

 

VENERDI’, 27 marzo 2009

 

Nuovo giorno, nuova avventura.

Oggi ci aspetta l’escursione di mezza giornata al Parco Nazionale di Ras Mohamed, dichiarato patrimonio dell’Unesco. Un’altra escursione tanto attesa.

Facciamo colazione e torniamo in camera a preparare le nostre cose e alle 08.30 siamo davanti all’ingresso del villaggio.

Oggi il nostro amico di guardia che oramai ci riconosce, ci delizia con una fantastica interpretazione in italiano de ‘Il coccodrillo come fa’

 

Arriva il pulmino stranamente in orario e scende la nostra guida che in un ottimo italiano, si presenta con il nome di ‘Mina’, seguito dal cameraman che riprenderà l’intera escursione per poi proporci il dvd a fine giornata. Notiamo subito che a differenza degli altri giorni in cui i partecipanti alle escursioni erano al massimo 6 persone, oggi il pulmino è carico di gente di diversa nazionalità.

 

Adoro ammirare fuori dal finestrino, durante gli spostamenti, si vedono sempre un sacco di cose particolari e scene di vita quotidiana che purtroppo, molto spesso sono troppo lontani dal nostro modo di vivere la vacanza da turisti.

 

Arrivati al parco facciamo la prima sosta alla porta di Allah.

Mina divide il gruppo in base alle nazionalità, per fortuna ci sono diversi italiani quindi per noi spiegherà in italiano, mentre per i tedeschi e le russe presenti spiegherà in inglese.

10 minuti di sosta circa, il tempo di una veloce spiegazione, qualche foto e qualche battuta e ripartiamo per la seconda tappa.

 

Siamo fisicamente a due passi dal ‘caos’ di Sharm e Naama, ma spiritualmente anche oggi abbiamo modo di vivere l’altra faccia, quella misteriosa e silenziosa del deserto.

 

A differenza del Canyon Colorato e dell’escursione di ieri nel deserto, dove ci siamo potuti godere in pace questi luoghi meravigliosi, oggi siamo circondati da pullman di turisti e un pochino la cosa ci dispiace, ci facciamo quindi un promemoria mentale che se mai ritorneremo a Ras Mohamed, lo faremo noleggiando un’auto o in taxi ed avendo la piena libertà di poterci muovere evitando i turisti troppo chiassosi!

 

Giungiamo in pochi minuti al canale delle mangrovie: piante che vivono in acqua ne assorbono il sale espellendolo dalle foglie e trasformano l’acqua salata in acqua dolce.

E’ molto bello vedere lo stacco di colore del blu intenso dall’acqua di mare, all’azzurro cristallino dell’acqua dolce che passa in questo canale.

 

La terza sosta è per vedere le spaccature del terremoto,

Qui Mina per ravvivare il gruppo, si inventa un’usanza di esprimere un desiderio, gettando un piccolo sasso a testa in giù e facendo centro nella spaccatura

Foto e video e partenza per la quarta tappa, il lago magico.

 

Il Lago magico è davvero spettacolare, l’acqua è caldissima e dai colori quasi surreali.

Viene chiamato lago magico per le numerose sfumature di colore che assume nell’arco della giornata in base ai riflessi del sole e perché sembra che grazie alla sua composizione, non venga rilevato nelle foto satellitari, mostrando solo deserto.

Non ci lasciano molto tempo e quindi entriamo solo bagnandoci i piedi e scattando foto all’impazzata e qui la batteria della mia reflex mi abbandona definitivamente.

Prima di partire avevo letto su internet di un detto che dice di esprimere un desiderio ed entrare nel lago magico camminando all’indietro e decido di provare, male non può fare, al massimo vengo solo presa per matta da chi mi vede…

 

Ripartiamo poi per il tanto atteso snorkeling.

Qui ci lasciano 1 ora di tempo di libertà per fare snorkeling o semplicemente rilassarci in spiaggia al sole. Rispetto alle altre tappe più protette, questa sul mare è quella dove sentiamo il vento più fresco e fastidioso, ma decidiamo ugualmente di fare snorkeling, del resto arrivati fin qui, non possiamo perderci questa opportunità.

Dalla spiaggia raggiungiamo la vicina barriera ed iniziamo ad ammirare le meraviglie del mondo sommerso, vedo alcuni pesci (che non riconosco) che mi sembrano giganti, rispetto a quelli ammirati finora davanti la barriera del Faraana.

Purtroppo però la maschera mi da qualche problema e continua a riempirsi di acqua e sento tantissimo il freddo, così dopo soli 15 minuti decido di tornare a riscaldarmi al sole, seguita a ruota da Cristian.

Sulla spiaggia ci sono molte persone che hanno preferito il relax e il sole allo snorkeling e ci uniamo a loro aspettando il momento di ripartire e godendoci un po’ di sole.

 

L’escursione sta volgendo al termine e giungiamo all’ultima tappa che consiste in un'altra spiaggia per un bagno e snorkeling, dove sosteremo per una quarantina di minuti.

Questa spiaggetta fortunatamente è meno affollata di quella precedente.

Lo snorkeling e il bagno in mare, visto il vento sempre più fastidioso, non riscuotono un grande successo, tant’è vero che solo una coppia di tedeschi si avventura in acqua, uscendo tremanti dopo pochi minuti, il resto del gruppo si rilassa al sole mentre il cameraman riprende le bellezze di questo posto.

 

Nel rientro sul pulmino, scambiamo qualche parola con dei ragazzi italiani che alloggiano al Tivoli sui ristorantini di Old Sharm e gli consigliato il Sinai Star, di cui Mauro ci ha parlato molto bene e che anche noi vorremmo provare stasera.

 

Arriviamo in villaggio verso le 13, pranziamo, facciamo una sosta veloce in camera e poi vogliamo finalmente goderci un po’ di relax nella spiaggia del Faraana che finora, a causa delle varie escursioni, abbiamo visto ben poco.

 

 

CAPITOLO 7: Quinta meraviglia: la pace della baia di Ras Um Sid

 

 

Ore 15.00 = Scrivo dalla spiaggia del Faraana. In questo momento Cristian prende il sole ed io mi godo un po’ di relax sotto l’ombrellone, accarezzata da un dolce venticello caldo; davanti a me, il mare turchese della baia di Ras Um Sid e intorno a me, il suono delle onde del mare e il debole vociferare delle persone.

Mi godo questo momento, volendo fermare il tempo per un po’.

 

Ore 15.40 = Poco fa è iniziata la sigla dell’animazione che richiama i turisti alle attività della giornata, seguita da Caparezza con ‘Vieni a ballare in Puglia’ (vorrei tanto sapere cosa c’entra con l’Egitto!). Delle barche che vengono a fare snorkeling davanti alla ‘nostra’ barriera si sono quasi tutte allontanate e ne sono rimaste solo due.

 

Ore 17.10 = Il sole oramai sta calando, io un po’ scrivo per mettermi a pari con il diario di viaggio, un po’ leggo delle informazioni sulla lonely planet, mentre una mandria di persone è radunata nel punto dell’animazione per un gioco chiamato ‘zoo’ e in effetti il casino che fanno ricorda proprio uno zoo.

 

 

CAPITOLO 8 : Sesta meraviglia: Ristorante Sinai Star

 

VENERDI’, 27 marzo 2009

  

Torniamo in camera per prepararci per cena, stasera vogliamo provare il famoso e rinomato ristorante ‘Sinai Star’ a Sharm vecchia, abbiamo letto ottime recensioni e nonostante l’all inclusive, decidiamo di provare comunque qualcosa di più o meno tipico.

 

Si innalza un fortissimo vento che per qualche secondo ci fa titubare sui programmi della serata, ma dopo una veloce riflessione decidiamo di avventurarci per le vie dell’Old Sharm.

 

Verso le 20.00 usciamo dal villaggio, sempre salutando le guardie che da una settimana ci vedono uscire e che ci contraccambiano sempre con grandi sorrisi e poi ha inizio la prima contrattazione con il taxi.

Riusciamo a spuntarla per 5 € a coppia, andata e ritorno per Sharm Vecchia, non sappiamo se il prezzo sia giusto, alto o basso, ma prima di accettare la nostra proposta, i vari autisti si consultano, alzando anche la voce tra di loro…

Alla fine saliamo sul taxi n. 5 che in 5 minuti e per 5 € ci porta a Sharm Vecchia, ci accordiamo per l’orario del ritorno fissato per le 23.00.

 

Ci dirigiamo subito verso il ristorante ignorando con un sorriso cortese, gli insistenti commercianti che ci invitano nelle loro botteghe.

 

Arriviamo al Sinai Star, che ha soltanto tre tavoli occupati e veniamo accolti dal cameriere che ci elenca i piatti.

Siamo già preparati e optiamo per la famosa grigliata mista di pesce per 30 € a coppia.

 

Il locale è molto informale, c’è un atrio esterno che ospita altri tavoli e poi una sola stanza interna non troppo grande, ma accogliente, la parere interna è decorata con finta roccia e sono rappresentati vari pesci colorati e in rilievo.

 

Ci portano subito l’acqua e un bel cestino di pane arabo, accompagnato da un piatto di riso, uno con verdure e un altro con una deliziosa salsina.

 

Mentre aspettiamo, arriva la puntuale telefonata di Mauro, che ci conferma la motorata per domani fissata per le 14.00, perché purtroppo per quella all’alba non si era raggiunto il numero minimo di partecipanti e ci chiede com’è andata l’escursione di ieri pomeriggio nel deserto e noi gli facciamo una breve recensione entusiasti.

 

Arriva la nostra grigliata: un mega vassoio con pesce grigliato misto tra cui: calamari, gamberetti, aragosta, gamberoni, cernia e forse qualcos’altro che non identifico; l’aspetto estetico e il profumo sono molto invitanti: al centro del vassoio, rialzato dal cibo, c’è una candela improvvisata con un mini lumino e un anello di cipolla rossa, una trovata davvero originale.

 

Nel giro di mezz’oretta dal nostro arrivo, il ristorante si riempie, entrano un sacco di persone, a gruppi e in coppia e agli ultimi arrivati, tocca cenare fuori.

 

Ci gustiamo un’ottima cena e in omaggio compreso nel prezzo ci portano pure una coca-cola a testa.

Saldiamo il conto e ci apprestiamo ad affrontare un’altra estenuante serata di contrattazione.

 

Appena fuori dal ristorante, incontriamo un gruppetto di signori italiani che, accompagnati da un ragazzo egiziano, si apprestano ad entrare nel ristorante, ma prima ci fermano e ci interrogano sul giudizio. Noi siamo assolutamente soddisfatti e il nostro sorriso, amplifica le nostre lodi sul piatto di grigliata mista, tanto da convincere i nostri interlocutori a fidarsi dei nostri consigli.

 

Salutati i signori, dopo solo due (e sottolineo due) passi, veniamo fermati da un simpatico commerciante egiziano che dopo varie battute, insiste per fotografarmi con addosso i suoi parei con i sonaglietti stile danza del ventre, perciò dapprima si appresta a vestirmi e successivamente ‘ordina’ a Cristian di scattarmi qualche foto.

 

Dopo le foto, sappiamo che il minimo che dobbiamo fare è seguirlo nella sua bottega per, come dicono loro ‘No comprare, solo guardare!’, ma questa è comunque la nostra serata dedicata all’acquisto dei souvenir, tanto vale iniziare da qui.

 

Appena entrati ci offrono subito del karkadè, che accettiamo solo per educazione, perché in realtà dopo la cena siamo decisamente pieni.

 

Ho le idee abbastanza chiare sui souvenir che mi servono e nonostante richiedo esplicitamente determinate cose, il venditore ci invita più volte ad acquistare altri oggetti.

Dopo esserci ritrovati con un narghilè, un copricapo in perline, un pareo con sonaglietti, 10 cartoline con francobolli e un portacenere fatto a piramide inizia il gioco della contrattazione.

Lui naturalmente parte da una cifra assurda, noi diciamo molto meno della metà del suo prezzo, lui abbassa leggermente la sua cifra, noi restiamo della nostra idea, lui sorride ma inizia ad essere infastidito, noi fissiamo il nostro prezzo massimo, lui smette di sorridere, noi pensiamo che il gioco sta diventando troppo lungo, lui ci fa il suo prezzo finale, noi stiamo per uscire dal negozio a mani vuote, lui si arrabbia, noi non vediamo l’ora di concludere, lui si arrabbia sempre di più, inizia a sudare e alzare la voce, io inizio ad infastidirmi e sono sempre più decisa ad uscire dal negozio a mani vuote e poi finalmente qualcosa si muove…

Troviamo un accordo ed usciamo dalla bottega con la nostra borsa di souvenir decisamente troppo sudata.

Penso che la contrattazione è un gioco che non fa per me, sono anche capace di dare un giusto valore alle cose, fissarmi una spesa massima e se non accettato da venditore, rinunciare e andarmene a mani vuote, come posso anche capire che la contrattazione fa parte della loro cultura e perciò stare al gioco per cinque minuti, ma ciò che mi turba e che mi infastidisce molto, è lo stress e l’insistenza con la quale spesso i venditori si propongono.

A metà del ‘gioco’, io mi ero già stufata ed avevo già inquadrato la persona che avevo di fronte e nonostante volessi più volte uscire, alla fine mi trovavo ancora a discutere.

 

Proseguiamo per la nostra passeggiata per le vie di Sharm Vecchia, tra negozietti di scarpe, borsette, magliette, souvenir vari, spezie, essenze e profumi, collane, ecc… e facciamo passare tutte le viette fino a che, esausti non ritorniamo al luogo dove da li a poco ci sarebbe venuto a prelevare il taxi.

 

Abbiamo ancora mezz’ora di tempo e lo passiamo a visitare gli ultimi negozietti quando, passeggiando per la strada incontriamo un gentile ragazzo egiziano dal viso familiare che mi chiama più volte per nome, ripetendo la frase ‘Sara, sono Gennaro’.

Io inizio a chiedermi, almeno un centinaio di volte, chi fosse il mio interlocutore, ma non riesco a ricordare subito, di averlo conosciuto solo tre ore prima quando, appena scesi dal taxi, mentre Cristian si accordava con il tassista, lui mi ha invitato a visitare la sua bottega.

Quando l’ho riconosciuto, con un po’ di imbarazzo per la mia gaffe, ho pensato che il minimo che potessi fare, era andare a visitare anche il suo negozietto, che in realtà scopriamo non essere suo.

Dopo pochi minuti ci troviamo in un ennesimo negozio di profumi ed essenze, dove anche qui ci viene offerto un the alla menta e dopo aver assistito ad una spiegazione di 10 minuti sulle proprietà benefiche di alcuni oli, non avendo intenzione di comprare niente, ringraziamo, salutiamo ed usciamo. 

Ad ogni negozio, cerco di ripromettermi di non farmi abbindolare, più che altro per non perdere tempo in cose che non mi interessano, visto che il tempo a disposizione non è molto, ma poi per cortesia, per simpatia di alcuni interlocutori e talvolta per sfinimento, finisco sempre per entrare nei negozietti e perdermi in chiacchiere con i venditori.

 

Finalmente arriva sfrecciando il nostro taxi che ci riporta al Faraana con il sottofondo di un’assordante canzone araba sparata a tutto volume.

Nel tragitto mi viene spontaneo un paragone tra Old Sharm e Naama Bay e devo dire che tra le due, preferisco decisamente Old Sharm, che seppur oggi diventata molto turistica, sembra più autentica, meno ‘vip’ e meno ‘parco giochi’ di Naama.

 

Anche stanotte crolliamo in un sonno profondo, cullati dal canto del muezzin!

 

 

CAPITOLO 9 : Settima meraviglia: la valle dell’eco

  

SABATO, 28 marzo 2009

 

Ultimo giorno effettivo a Sharm, domani partiremo per rientrare a casa.

 

Ci svegliamo ‘più tardi’ del solito e ci rechiamo in sala ristorante; oggi abbiamo deciso di provare per pranzo il ristorante Grill sulla spiaggia, ed è necessaria la prenotazione alla mattina stessa, presso il concierge che è posizionato con il suo banchetto proprio all’ingresso del ristorante principale.

Non abbiamo programmi per la mattinata e invece di passarla come sempre in spiaggia, decidiamo di gironzolare per Sharm e per il villaggio.

 

Oggi che è l’ultimo giorno, decidiamo di vivere la giornata con la calma della vacanza, e così dopo colazione, ci prendiamo un po’ di tempo per sistemare le valigie e prepararci e verso le 10.00 usciamo dal villaggio per una passeggiata nei dintorni del Fantasia, che decidiamo poi di allungarci verso ‘Il Mercato’ che ci ha consigliato qualche giorno fa Samantha.

 

Arriviamo in un outlet, molto simile a quelli italiani, con un sacco di negozi dai marchi e dalle firme più famose.

A quest’ora i negozi sono tutti chiusi, ma lo giriamo ugualmente tutto per godere della pace che si respira. Se non fosse per la musica araba che si ode in lontananza e qualche parola che si scambia qualche lavoratore egiziano, non sembrerebbe neppure di stare in Egitto e la cosa non mi entusiasma molto.

Scambiamo qualche parola con un simpatico egiziano intento a lavorare davanti al negozio della Adidas e decidiamo poi di tornare verso il villaggio.

 

Nei pressi del Fantasia, veniamo di nuovo ‘assaliti’ da ragazzi che vendono escursioni e, ancora una volta riusciamo a farci tirare in un negozietto di profumi ed essenze…

Devo ammettere che nonostante precedenti esperienze in Egitto, non abbiamo ancora imparato a dire di no.

 

Alle 11.30 siamo seduti ai tavolini del bar principale del villaggio, accanto alla grande piscina, che in questo momento stanno ridipingendo e mettendo a nuovo, ci rilassiamo, facciamo qualche foto e scriviamo le cartoline mentre ci gustiamo un ottimo succo fresco per rinfrescarci.

 

All’ora di pranzo ci rechiamo al ristorante sulla spiaggia e riusciamo ad accaparrarci un bel tavolo vista mare e consumiamo con una certa fretta il nostro pranzo, perché alle 01.30 ci vengono a prendere per la motorata in quad nel deserto.

 

Puntualissimi come sempre aspettiamo il pulmino fuori dall’albergo e, dopo mezz’ora, prendiamo possesso del nostro quad.

Prima di partire ci vestono con la kefia che ci copre gran parte del viso, per evitare di respirare la sabbia del deserto e ovviamente sono necessari anche gli occhiali da sole per proteggere gli occhi. Per tutti gli altri partecipanti la kefia è a pagamento, mentre per noi che abbiamo prenotato tramite Mauro, la kefia è in regalo! Che privilegiati!!!

 

Saliamo sul nostro quad e veniamo immortalati con foto e video dal cameraman che ci seguirà per tutta l’escursione, dopo di che partiamo alla scoperta di un nuovo pezzo di deserto del Sinai.

Un giovane ragazzo egiziano apre la fila sul suo quad grigio, seguito da altri 7 quad rossi fiammanti di turisti e altri 2 quad dello staff che chiudono la fila, mentre una jeep con a bordo il cameraman ci affianca immortalandoci in video.

 

Dopo un breve percorso tra alberghi in costruzione e abitazioni e un tratto di strada asfaltata arriviamo finalmente nel meraviglioso deserto. Già giovedì nell’escursione in jeep abbiamo avuto modo di goderci la magia di questo posto, ma guidae su dune di sabbia dorata da un senso ancora più grande di libertà.

A quest’ora del pomeriggio il sole dona bellissimi riflessi alla sabbia e in alcuni punti, noto bellissimi contrasti di colore con diverse sfumature.

 

Arriviamo alla prima tappa comandata, un villaggio beduino dove ci riposiamo qualche minuto, osservando le collanine e braccialettini esposte su un tavolo da giovani donne beduine.

Giusto il tempo di fare qualche foto e scambiare 4 chiacchiere che siamo pronti a ripartire.

 

La seconda tappa è la più simpatica e divertente dell’escursione.

Arriviamo nel bel mezzo del nulla, circondati da montagne e la guida ci spiega, con tanto di prova dimostrativa, che ci troviamo nella valle dell’eco.

Così partendo da me, a turno chiede il nome delle tre donne del gruppo e invita tutti quanti a gridarlo con forza al suo segnale. Il risultato di questo esperimento strappa a tutti quanti un sorriso; la voce infatti riecheggia tra le montagne in un eco continuo.

Anche in questo punto, ci lasciano qualche minuto per foto e video e ripartiamo poi verso l’ultima tappa dell’escursione.

 

Per movimentare l’escursione, ogni tanto il ragazzo che è alla guida ci invita a seguirlo in un simpatico girotondo di quad.

 

Dopo mezz’oretta di guida fortunatamente non troppo spericolata nel deserto, raggiungiamo la tenda beduina, dove ci verrà offerto il classico the.

Notiamo subito quanto anche questo luogo, come la prima sosta, ci risulta prettamente costruita per i turisti, ma ci rilassiamo volentieri con un buon karkade, mentre il sole sopra le nostre teste inizia a scendere.

Un ragazzo dello staff passa tra i turisti a chiedere a chi fosse interessato all’acquisto delle foto e al video montato con musica dell’escursione. Ci ripromettiamo di non acquistarlo, ma dopo esserci consultati e con un po’ di contrattazione sul prezzo, decidiamo di farci fare un CD su misura contenenti le nostre foto e le nostre riprese (non il filmino integrale, ma solo una parte), giusto per non farci mancare anche questo ricordo. Specifichiamo però al ragazzo che partiremo domani mattina, quindi ci raccomandiamo di avere il dvd entro la serata e lui ci assicura che dopo poche ore avremmo ricevuto il dvd direttamente chiedendo in reception.

 

Poco prima del tramonto ritorniamo alla base di partenza, dove lasciamo i nostri quad e ci presentano le foto scattate prima della partenza, stampate sia su carta fotografica che su carta di finto papiro. Alla partenza avevamo commissionato solo la foto stampata su papiro e alla fine al costo di 8,00 € ci portiamo a casa entrambe le stampe, è pur sempre un altro ricordo.

Salutando e ringraziando le nostre guide, saliamo sul pulmino che dopo poche decine di minuti ci scarica davanti al Faraana.

 

Arriviamo al villaggio ancora una volta coperti di sabbia e non vediamo l’ora di buttarci sotto la doccia.

 

E’ la nostra ultima sera e dobbiamo ancora comprare qualche souvenir, così dopo cena decidiamo di tornare a Naama Bay.

Prima di uscire passiamo alla reception per ritirare il nostro dvd dell’escursione ed abbiamo l’amara sorpresa che non c’è nessun dvd per noi; pensiamo subito ai lunghi tempi egittici e decidiamo ripassare una volta tornati da Naama Bay.

 

Prendiamo il taxi davanti al villaggio e raggiungiamo il centro cercando di non dare troppo retta ai vari venditori, poiché non abbiamo molto tempo. Abbiamo infatti fissato l’appuntamento con il tassista per le 23.00 e prima vorremmo fermarci a bere qualcosa in qualche baretto.

 

Sono alla ricerca di due magliettine per i nostri nipotini, ho le idee abbastanza chiare e sono molto esigente quindi visito un negozio dietro l’altro, piccole botteghe in vie nascoste, negozi più ‘importanti’ dei centri commerciali e alla fine, quasi demoralizzata, ripongo le speranze in una stretta via, occupata per lo più dai commercianti che cercano in tutti i modi di attirarti nelle loro botteghe.

Nel frattempo riceviamo la telefonata di Mauro che ci chiede dove siamo, dovremmo vederci per restituirgli la scheda telefonica e per salutarlo, così ci accordiamo di vederci verso le 23.30 all’esterno del villaggio.

 

Continua la caccia alle magliettine e fiduciosa entro in un piccolo negozietto e cerco di spiegare al ragazzo le magliette che voglio, non le vedo esposte nel negozio e subito mi demoralizzo ma lui mi invita ad aspettare, esce dal negozio e dopo pochi minuti ritorna con in mano le magliette, così iniziamo il gioco della contrattazione e lui mi invita a comprarne altre…

Dopo un lento gioco di alzare il prezzo lui e abbassarlo io, usciamo dal negozio con 4 magliette, 2 per i nostri nipoti e 2 per noi.

 

Dopo tanto girovagare siamo stanchi e notiamo che non abbiamo neppure il tempo di fermarci a bere qualcosa, così raggiungiamo il luogo dell’appuntamento con il tassista e ci imbattiamo in un simpatico venditore di escursioni che parla molto bene l’italiano e conosce pure un sacco di dialetti. Gli spieghiamo che è la nostra ultima sera, ma è ugualmente contento di scambiare quattro chiacchiere con noi e noi lo assecondiamo.

 

Salutato il nostro amico e arrivati al luogo dell’appuntamento ci prende un attimo di panico: ci sono decine e decine di taxi in attesa, altri che arrivano e chiedono se abbiamo bisogno di un passaggio e noi non ricordiamo il numero del taxi che ci ha accompagnato all’andata e ovviamente sono tutti uguali. A toglierci dal panico arriva il nostro autista che con un cenno ci invita a salire in auto e poco dopo ci ritroviamo davanti al Faraana.

 

Aspettiamo Mauro con un po’ di tristezza, questa settimana è stata molto intensa ed è passata in fretta e non abbiamo avuto molto tempo libero da passare insieme, così ci rifacciamo stasera con molte chiacchiere, ringraziandolo per l’ottima organizzazione della nostra vacanza.

 

Prima di andare a dormire, facciamo di nuovo sosta alla reception per chiedere del dvd e finalmente dopo 5 minuti di ricerche il dvd è nelle nostre mani.

 

Finiamo di sistemare le valigie e ci godiamo l’ultima notte in Egitto… Domani saremo in Italia.

 

 

 

DOMENICA, 29 marzo 2009

 

E’ arrivato il giorno della partenza.

 

Ci svegliamo prima delle 07.00 per finire di sistemare le valigie e abbiamo giusto il tempo di fare colazione prima di partire per l’aeroporto.

Il nostro volo partirà da Sharm alle 11.35.

Alle 09.00 siamo già in reception ad aspettare il pulmino che ci porterà in aeroporto.

 

Lungo il tragitto mi godo ancora le ultime immagini di Sharm, questa volta con i fantastici colori della luce del sole e ripenso a quante emozioni mi ha regalato questa vacanza.

 

Il volo aereo non è così interessante da meritare una descrizione, ma ripensando al viaggio, nella nostra testa e nei nostri cuori risuona sempre la solita frase: Ma’a as-salàma Masr (Arrivederci Egitto!!!)

 


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