Benvenuti in paradiso...

(LOS ROQUES - Venezuela)

INTRODUZIONE:

Il punto di partenza per la programmazione del viaggio a Los Roques, sono stati i diari di viaggio di turisti per caso e le foto e i video trovati in giro per il web.

Sempre grazie ad internet siamo venuti a conoscenza delle posade: alloggi tipici di Los Roques e altre località caraibiche, gestite per lo più da italiani.

Scelta dunque la settimana di vacanza e stilata una lista delle posade che più ci avevano colpito, abbiamo iniziato a contattarle via e-mail per un preventivo.

La nostra preferita e la nostra prima scelta è stata la posada Movida, seguita dalla Guaripete, Macondo, e Lagunita.

Iniziamo poi a cercare le migliori tariffe aeree e dopo aver anticipato di qualche giorno la partenza e il rientro per riuscire a prenotare nella nostra posada prescelta, troviamo un bel sito davvero vantaggioso per le tariffe aeree: Caribe Airlines, che oltre ai voli offre pure l’assistenza e trasferimenti da/per l’aeroporto e la prenotazione della prima notte in albergo a Caracas. E’ giusto infatti ricordare che, a Los Roques l’aeroporto non ha l’illuminazione e quindi gli aerei riescono ad atterrare in condizioni di visibilità, entro il primo pomeriggio (generalmente le 16.00) e visto che parecchi voli intercontinentali arrivano a Caracas proprio nel primo pomeriggio, il tempo per il controllo passaporti, cambio di terminal e nuovo check in, spesso non è sufficiente, quindi si ricorre alla necessità di pernottare una notte a Caracas.

Prenotiamo quindi i voli intercontinentali, i trasferimenti e la prima notte a Caracas con quest’agenzia, riuscendo a risparmiare circa 200€ a persona, mentre i voli interni Caracas/Los Roques lo prenotiamo tramite la posada.

Chi ha già letto qualche mio diario, saprà che amo parlare delle mie emozioni e sensazioni e i miei diari sono più che altro ricordi in parole, che riletti a distanza di tempo, mi riportano alla mente particolari, che con il tempo avrei forse dimenticato, quindi se qualcuno è alla ricerca solo di informazioni oggettive di carattere generale, vi consiglio di non continuare la lettura e ricercare altrove, se invece deciderete di continuare a leggere, vi porterò in un posto unico al mondo: Los Roques.

 

 

31 MARZO 2011 (giovedì)

Dalla stanza n. 410 dell’Hotel Marriot Vip Playa Grande di Caracas, inizio il racconto di questa nuova avventura, osservando il mare sul far della sera.

La sveglia suona alle 02.30 di notte, ci aspetta una giornata piena di voli.

Il nostro volo per Caracas da Milano, delle 06.45, ha lo scaldo a Francoforte.

Salutiamo la nostra Mazda 2 al solito fidato e collaudato parcheggio Golden Parking, che al costo di € 61,00 ci custodirà la nostra auto nel parcheggio coperto.

Al check-in della compagnia Lufthansa, la gentile hostess ci consegna la nostre carte di imbarco per i due voli: Milano/Francoforte e Francoforte/Caracas e ci etichetta i bagagli con destinazione finale Caracas.

Dai posti finestrino 14E e 14F, aspettando l’ok della torre di controllo, vediamo pian piano sorgere l’alba.

Alle ore 7.00, con 15 minuti di ritardo che il pilota promette di recuperare in volo, decolliamo da Malpensa, senza lasciarci sfuggire l’occasione di scattare qualche foto in volo, al sole che sorge.

Ore 08.20 atterriamo puntuali all’aeroporto di Francoforte dopo un buon volo, dove oltre ad uno stuzzichino di cioccolato nell’attesa del decollo, in volo ci viene servita una mini colazione con brioche e bibita a scelta.

L’aeroporto di Francoforte a colpo d’occhio ci sembra subito immenso e la nostra sensazione, viene confermata dal tempo di percorrenza della navetta, che dall’aereo ci accompagna all’aeroporto. L’organizzazione sembra però essere impeccabile e dal terminal A, riusciamo senza alcuno sforzo a raggiungere il terminal B dal quale partirà il prossimo volo.

Un curioso e suggestivo corridoio con musica di sottofondo rilassante e luci con colori soft che variano di tonalità, stile cromoterapia, ci sorprende piacevolmente. Dobbiamo attendere circa 2 ore di tempo e con molta calma ci tuffiamo nei negozietti del duty free, prima di passare al controllo passaporti a dir poco ridicolo, dove un agente troppo impegnato a legge il suo giornale, in pochi secondi mi liquida, dando un’occhiata veloce al nome sul mio passaporto (senza confrontarlo con quello del biglietto) e me lo restituisce, riprendendo la sua attenta lettura.

L’imbarco per il volo verso Caracas apre puntuale ed il controllo della carta di imbarco è fai da te: si fa passare il codice QR (codice a barre bidimensionale) su uno scanner e in automatico si aprono le porte di accesso al volo.

Purtroppo non abbiamo i posti finestrino, ma in compenso l’aereo sembra nuovo e molto bello, i posti sono un po’ più stretti del volo precedente, ma ogni sedile è dotato di monitor e relativo telecomando, per i programmi di intrattenimento.

Con circa mezz’ora di ritardo, alle ore 12.00 decolla il nostro volo con il simpatico sottofondo del profondo russare di un signore cinese che dietro la nostra fila, strappa diversi sguardi complici e increduli e fragorose risate.

Dopo uno snack, un aperitivo, una calda salviettina lavamani, viene servito il pranzo con insalata con gamberetti, piatto caldo a scelta tra riso con pollo e spaghetti, il solito immancabile panino e formaggino e un dolce e per concludere the o caffè.

Anche il programma di intrattenimento ci soddisfa ampiamente, c’è un canale completamente dedicato ai bambini, un canale che propone 18 film a scelta in diverse lingue (tra cui fortunatamente l’italiano), 30 cd musicali, 118 canali radio di musica, la possibilità di consultare mappa e informazioni di volo e anche una guida per la ginnastica in volo: dobbiamo dire che Lufthansa al momento, raggiunge la vetta della nostra personalissima classifica delle compagnie aeree.

A due ore dall’atterraggio, lo staff Lufthansa ritorna all’attacco con il cibo e riprende a servire dapprima salatini o mini mars come aperitivo e successivamente salviettina calda lavamani e un altro pasto (meno mangiabile di quello precedente).

Dieci ore e 10 minuti di volo, tutto sommato passano abbastanza in fretta essendo riuscita a dormire 2 ore filate.

Alle ore 21.00 (ore 15.30 ora locale) atterriamo a Caracas, raggiungiamo l’aeroporto e ci mettiamo in fila per i controllo passaporti. La fila è piuttosto lenta e dopo un veloce ripasso mentale di spagnolo, ci congediamo dalla simpatica agente del controllo passaporti con un ‘Buenas Dias’ alla quale lei risponde con un sorridente ‘Buenas Tardes’… Ecco appena atterrati abbiamo già fatto la nostra prima figura.

Ritiriamo i bagagli e passiamo le valigie sotto il metal detector, consegnando il foglio compilato sull’aereo delle informazioni doganali all’addetto, dopo di che ci dirigiamo verso l’agenzia Roquemar (all’interno dell’aeroporto), dove ci attendono per accompagnarci all’hotel prenotato.

Veniamo subito fermati da un addetto dell’aeroporto in divisa, che ci chiede se dobbiamo cambiare i soldi.

Siamo abbastanza informati sul tasso di cambio e accettiamo di cambiare a 9 Bolivares per 1,00 €.

L’uomo in divisa porta Cristian al piano superiore dell’aeroporto nei pressi di un bar, mentre io lo aspetto nella hall dell’aeroporto. Dopo 5 minuti ritorna Cristian con 2700 B$ nel portafoglio e ci dirigiamo al banco della Roquemar.

Una simpaticissima e solare ragazzina ci accoglie pronunciando i nostri nomi (forse stavano aspettando solo noi?!?!) e in spagnolo ci spiega un paio di cose, dopo di che chiama dal retro un’altra solare signora dai capelli rossi fuoco, che immaginiamo essere la titolare, che interagisce con noi in spagnolo, italiano e qualche parola in inglese.

Adoro questa lingua e mi cimento anch’io con qualche parola in spagnolo maccheronico, mentre la signora ci spiega che domani all’aeroporto dovremo pagare 35 B$ per le tasse di uscita e una volta arrivati a Los Roques, 135 B$ per la tassa di ingresso al Parco Nazionale, ci chiede quindi se abbiamo effettuato il cambio e ci conferma che a 9 B$ per 1,00 € è un buon cambio. Ci accordiamo anche per l’orario in cui domattina ci verranno a prendere all’hotel, per le ore 09.30, visto che bisogna presentarsi all’aeroporto almeno un’ora prima del volo. Dopo qualche chiacchiera su Los Roques, sull’Italia, sulla lingua e musica spagnola, ecc… la giovane ragazza che ci ha accolto, ci accompagna dal nostro autista, salutiamo quindi la signora dai rossi capelli fiammanti che ha già conquistato il nostro cuore e usciamo dall’aeroporto dove uno strano caldo umido ci avvolge e ci apprestiamo percorrere le strade di Caracas, su una Fiat Palio guidata da un simpatico ragazzo che per prima cosa si scusa con noi per i cartoni di latte sparsi sui sedili dell’auto.

Sono già le 17.30 quando arriviamo davanti al gigantesco Hotel Marriot Playa Grande di Caracas, un maestoso e lussuoso 5*.

Dopo un veloce check-in ci consegnano le chiavi della nostra stanza n. 410 e con una scena ‘fantozziana’ saliamo sull’ascensore che non riusciamo a far funzionare, in quanto per poter accedere ai piani delle camere, prima di premere il pulsante relativo al piano, è necessario passare la chiave elettronica davanti ad un chip, peccato che tale indicazione non è scritta da nessuna parte, quindi dopo essere saliti all’undicesimo piano a prelevare una cliente, averla riaccompagnata al piano terra e dal piano terra aver riaccompagnato un’altra signora al piano seminterrato dei parcheggi, ci facciamo illuminare da quest’ultima sulle istruzioni dell’ascensore e con qualche risata riusciamo a raggiungere il quarto piano, dove un comodissimo letto a sei cuscini e un televisore lcd 37 pollici la fanno da padrone, insieme ad un arredamento moderno di lusso. Non siamo abituati a tanto, ma dobbiamo ammettere che qualche volta il lusso non ci fa così schifo.

Dopo una infinita doccia calda decido di rilassarmi qualche minuto sul letto, l’idea è quella di iniziare a scrivere un po’ di diario di viaggio e scendere poi per cena ad esplorare l’hotel e fare qualche foto, tra l’altro siamo tentati dal volantino pubblicitario posto alla reception, che per solo questa settimana offre la possibilità di gustare la cucina peruviana direttamente nel ristorante dell’hotel e cucinata dalle mani dello chef dell’Hotel Marriot di Lima.

La stanchezza e il relax prendono il sopravvento e alle 19.00 per sbaglio io e Cris ci appoggiamo sul letto con la promessa di non addormentarci e svegliarci dopo una mezz’oretta per scendere per cena.

Mai scelta fu così tanto sbagliata, perché crolliamo entrambi davanti alla tv, in un profondissimo sonno comatoso e intontiti, ci svegliamo a mezzanotte per spegnere le luci e visto l’orario decidere di saltare la cena e continuare a dormire, sperando di non svegliarci poi nel cuore della notte a causa del jet leg.

 

 

01 APRILE 2011 (venerdì)

La mia sveglia biologica suona alle 04.30 del mattino, pensavo peggio… Resto in dormiveglia fino le 5.00 dopo di che si sveglia anche Cristian e iniziamo a chiacchierare.

Io ho un po’ di mal di testa, forse causato dalla stanchezza o forse dal jet leg e per far passare il tempo decido di aggiornare il mio diario di viaggio.

Abbiamo un certo languorino ma a quest’ora realizziamo che il ristorante e bar dell’hotel sono ancora chiusi, così Cristian, in vero stile MacGyver si appresta a preparare una mini colazione in camera, con i beni di prima necessità portati dall’Italia, infatti fortunatamente in camera è presente il bollitore per the e caffè e a noi sono giuste rimaste un paio di brioches.

Alle 5.30 consumiamo la nostra colazione in camera, a letto, a base di the caldo e brioches confezionate, decisamente da barboni visto lo standard dell’hotel che ci ospita, ma la cosa ci diverte molto.

Con calma ci prepariamo, io riprendo a scrivere il mio diario e Cristian guarda un po’ di televisione e verso le 08.15 usciamo dalla camera alla scoperta del hotel Marriot Playa Grande.

Partiamo dal piano terra e decidiamo di goderci un po’ di panorama dalla terrazza del bar che offre una bella vista sulla piscina e sul mare. Facciamo un po’ di foto e scendiamo in piscina a rilassarci sui lettini. Il sole cocente già a quest’ora della mattina e il caldo umido che si respira ci ricorda che siamo ai Caraibi, in effetti l’aria condizionata dell’hotel e la notte passata al caldo del piumino, ce l’avevano quasi fatto dimenticare.

Facciamo arrivare l’ora dell’appuntamento con l’autista della Roquemar che ci accompagnerà all’aeroporto e dopo aver fatto un veloce check-out e aver gironzolato per la hall, alle 09.25 salutiamo definitivamente l’hotel Marriot e saliamo sulla fidata Palio che ieri sera ci ha condotti qui, accompagnati dalla simpatica signora dai capelli rossi fiammanti di cui purtroppo non sappiamo il nome e una nuova autista donna.

Arriviamo davanti al check-in dell’Aerotui in perfetto orario, la nostra gentile assistente ci mostra dove pagare le tasse di uscita una volta fatto il check-in e prima di imbarcarci, e dopo ci saluta.

Ci pesano i bagagli e contrariamente a quanto pronosticato prima della partenza e letto in molti diari di viaggio, non ci fanno pagare i kg in eccesso, la franchigia è infatti di 10 kg e ogni kg in eccesso si paga 5 bolivares. La carta di imbarco che ci rilasciano non è altro che un foglietto di carta con indicati i nostri nomi, n. di passaporti, n. del volo e un codice a barre che dall’aspetto ricorda molto uno scontrino della spesa.

Ci dirigiamo quindi allo sportello per il pagamento delle tasse, riconoscibile da una enorme scritta ‘Aereo Tasas 2004’ dove, dopo un veloce controllo del biglietto aereo, paghiamo 38 B$ a persona e ci viene rilasciato un nuovo ‘scontrino’ con un codice a barre che pinzano direttamente alla carta di imbarco.

Prima di imbarcarci facciamo un giro per l’aeroporto tra chi chiede se siamo alla ricerca di un taxi e chi ci offre di cambiare i soldi, ma viste le scarse possibilità di far passare il tempo, ci dirigiamo verso i vari gate.

Primo controllo del pagamento della tassa di uscita da un’addetta dell’aeroporto che passa la ricevuta del pagamento sotto uno scanner che riconosce il codice a barre e ci consente di passare il tornello, e secondo controllo del bagaglio a mano e metal detector e poi possiamo dedicarci ai vari negozietti e ristoranti nei pressi dei vari gate.

L’imbarco è previsto per le ore 10.40 al gate 5, anche se in realtà non è ne annunciato a voce, ne indicato in nessun monitor, ma solamente segnalato a voce al momento del check-in e scritto a biro sul nostro scontrino di imbarco.

Alle 10.30 siamo già davanti al gate in attesa e impazienti.

Alle 10.40 nulla si muove.

Alle 10.50 siamo sempre in attesa, così pure alle 11.00.

Alle 11.10 iniziamo a pensare ad un ‘pesce d’Aprile’ e iniziamo a vedere altri viaggiatori in fermento ed evidentemente più impazienti di noi, chiedere informazioni a chiunque.

Il tempo passa e nel frattempo viene annunciato il volo per Barcelona e finalmente alle 11.35, con una buona ora di ritardo, annunciano il nostro volo.

Decolliamo alle 12.15 su un quadrimotore da 50 posti con tanto di hostess e dopo 25 minuti di volo iniziamo a vedere sotto di noi la meraviglia di questo arcipelago.

Chiazze di azzurro cristallino e verde che circondano piccoli lembi di sabbia e di terra, si alternano al blu dell’oceano tanto da rendere il tutto surreale.

Ci sbizzarriamo con foto e video per immortalare al meglio questa meraviglia.

Atterriamo nel famoso arcipelago di Los Roques carichi di entusiasmo e la prima cosa che vediamo, proprio accanto alla pista di atterraggio, è il rottame di un piccolo aereo che ci inquieta un po’ e ci fa rivolgere un pensiero alle vittime del disastro aereo del gennaio 2008. Purtroppo ancora oggi questa splendida località, troppo spesso viene associata solo ed esclusivamente a questo dramma, ed è un vero peccato!!!

I colori accesi del mare catturano la nostra attenzione e il curioso casottino che funge da aeroporto ci strappa un sorriso e ci porta per un attimo con la testa in Polinesia. Caspita, pure a Maupiti l’aeroporto era più grande e attrezzato!!!

Nonostante l’aeroporto (se così si può chiamare) sia molto piccolo, ci sono molte persone che aspettano e capiamo dalle loro maglie che sono i ragazzi che lavorano nelle varie posade e con i loro carrelli sono venuti a prelevare i turisti.

Un cartello affisso su un piccolo casottino bianco in legno ci fa capire che qui dovremo pagare le tasse di ingresso al Parco Nazionale, che ad oggi sono 152 bolivares a persona e a quanto pare sono spesso in aumento.

Tra i ragazzi che aspettano, Cristian individua un ragazzo che indossa una polo bianca con scritto ‘Posada Movida’, così dopo aver pagato le nostre tasse ci avviciniamo e ci presentiamo: è Harry, un collaboratore di cui tanto abbiamo letto nelle recensioni e che finalmente abbiamo il piacere di conoscere di persona.

Harry ci chiede il biglietto che ci hanno consegnato al check-in a Caracas per il ritiro dei bagagli e in pochi minuti ha già caricato le nostre valigie sul carrellino che spinge fino alla posada; i bagagli vengono infatti scaricati dall’aereo e accatastati su un carrello, dove un addetto li consegna ai relativi addetti delle posade.

Percorrendo le strade di sabbia che ci portano alla posada, scambiamo qualche parola con Harry mentre i nostri occhi non si stancano di scrutare tutt’intorno. Cristian si è innamorato della polo che indossa Harry e mi dice che la deve assolutamente avere, io continuo a guardarmi intorno incantata… Davanti ai miei occhi passano casette colorate, qualche minuscolo negozio di souvenir, qualche cane che gironzola stanco e finalmente le famose posade. Il clima è davvero molto informale e si respira un’aria di casa, di piccolo paese in cui tutti si conoscono… Pochi minuti e già adoriamo Gran Roque!!!

Arriviamo alla posada e si presenta Francesca, la cuoca, che ci accoglie con un ottimo the freddo e un dolce sorriso. Harry ci accompagna poi nella nostra camera, la n. 4 e subito ce ne innamoriamo, piccola e accogliente e sopra la testata del letto una bellissima parete azzurra rappresentante il cielo, fa da contrasto con stelle e luna non disegnati, ma in rilievo.

Un piccolo briefing di Harry sulla camera: la carta igienica non si butta nel water ma nel cestino dell’immondizia posto a fianco, l’acqua calda è presente tutti i giorni dalle 16 alle 19 e se abbiamo dei valori da lasciare in cassaforte, di consegnarli a lui in una busta. Ci lascia poi il tempo di rinfrescarci e metterci il costume per poi partire alla scoperta del paradiso.

Ci rechiamo al porto, sempre guidati da Harry che spinge di nuovo il carrello questa volta con la nostra cava (frigo portatile che contiene il pranzo) e alle 13.30, dopo soli 5 minuti di tranquillissima barca, sbarchiamo nell’isola di Madrisqui.

Il gentilissimo Harry, in pochi minuti scarica l’ombrellone, le sedie e la cava dalla barca Movida e ce li posiziona in un posto non troppo affollato, dopo di che ci da appuntamento per le 17.00 e visto che causa ritardo, siamo arrivati un po’ più tardi del previsto ci verrà a prendere per ultimi per lasciarci più tempo.

L’isola che ci si presenta è molto bella: sabbia bianchissima e soffice come farina e mare azzurro cristallino da favola. Lo scenario è davvero fantastico e non riesco a resistere alla tentazione di tuffarmi subito in queste acque cristalline. Ci voleva proprio un bel bagno rinfrescante e visto che la fame inizia a farsi sentire, decidiamo di pranzare all’ombra nel nostro spazioso ombrellone e ci gustiamo due buoni panini e una deliziosa macedonia di frutta fresca. Il tempo passa velocemente tra una passeggiata, qualche foto ed io trovo il tempo per rilassarmi e mi dedico al diario di viaggio, mentre Cristian legge un libro e sonnecchia.

Un bagno, uno spuntino ed è già l’ora di ritornare; alle 17.00 siamo rimasti in pochi sulla bella spiaggia di Madrisqui e puntuale, vediamo arrivare la barca ‘Movida’, con gli altri ospiti della posada a bordo scopriremo poi che a causa delle condizioni del mare, i nostri compagni di posada si trovavano a Francisqui, l’isola dietro la nostra e a soli 10 minuti da Gran Roque.

Cinque minuti di barca e siamo al porto e iniziamo subito ad interagire con i nostri compagni di posada, il primo che si presenta a noi è Marco di Firenze, poi Gabriella e Giorgio di Roma e Francesca (moglie di Marco) e con quattro chiacchiere, si arriva presto in posada.

Dall’angolo cucina esce un buon profumino invitante e Francesca ci avvisa che tra pochi minuti ci sarà la merenda; degli ottimi calzoni ripieni di pesce la fanno da padrone, accompagnati da tre ottime salsine più o meno piccanti e un delizioso frullato di frutta fresca… Viste le premesse, ho idea che questa settimana ingrasseremo parecchio.

Durante la merenda vediamo arrivare Mario con due nuovi ospiti che avremo meglio di conoscere più tardi a cena.

Il tempo di una doccia e di rilassarsi un po’ in camera e siamo di nuovo in giro per le stradine di Gran Roque alla scoperta delle varie posade, bar, ristorantini, ecc… Esploriamo stradine secondarie non illuminate, dove la musica latino americana dei ragazzi appostati in strada con degli enormi stereo, fanno da sottofondo alla nostra passeggiata. Troviamo quella che tutti descrivono come la piazza del paese, dove una specie di piccolo palco in muratura, ospita una partita di calcetto amatoriale di ragazzi del posto.

La cena è fissata per le 20.00 e, rientrati in posada verso le 19.30 iniziamo la conoscenza dei nuovi arrivati, sono Salvatore e Simona da Roma e dalle prime poche parole, ci sembrano subito due vulcani di simpatia.

La cena è servita, si compongono le tavolate e la nostra è formata, oltre da me e Cristian, da Gianna e Paola (due amiche di Roma), Giorgio e Gabriella (una coppia di Roma), Salvatore e Simona (i nuovi arrivati) e Marco e Francesca (da Firenze) che sono i veterani della posada, sono infatti al secondo anno consecutivo che scelgono Los Roques e in particolare la ‘Posada Movida’ per le loro vacanze.

Si inizia con un delizioso carpaccio di zucchine al limone, con parmigiano grattugiato e mandorle. Scopriamo che anche l’ottimo pane è fatto da Francesca e ci viene poi servito del pesce (non ho ben capito quale) con un’ottima salsa di carote. La cena si conclude poi con una buonissima torta alla frutta e un bicchierino di ron venezuelano ‘Santa Teresa Gran Reserva’ che Cristian apprezza particolarmente.

A tavola, scambiamo quattro chiacchiere in allegria e ci balena l’idea di prenotare per domani sera (ultima sera di Marco e Francesca) l’aragosta per cena. Avvisiamo così Mario e Francesca e prenotiamo le nostre aragoste alla planca.

Non abbiamo neanche la forza di fare quattro passi che alle 21.00 crolliamo a letto.

Domani ci aspetta la nostra prima vera intera giornata in una di queste meravigliose isole, che già ci hanno conquistato il cuore.

 

 

02 APRILE 2011 (sabato)

Sveglia alle 05.30, i primi raggi di luce filtrano dalla finestrella.

Restiamo in camera fino alle 07.00 e poi usciamo per un giretto a piedi.

Stamattina c’è un po’ di vento.

Giorno di partenze e di primi saluti, stamattina partiranno Giovanna, Paola e altre 2 coppie di Firenze.

A colazione troviamo sulla tavola ogni ben di dio: pane, burro e marmellate fatte in casa, nutella, cornetti al cioccolato, uova, the, caffè, latte e cereali e succhi di frutta. Tutto ottimo.

Finita la colazione Harry ci chiede in quale isola vogliamo andare e visto che siamo tutti novellini, lasciamo la scelta ai veterani Marco e Francesca che propongono Crasqui.

Il tempo di metterci il costume e crema solare (rigorosamente protezione 50), che verso le 9.00 siamo già al porto pronti per partire.

Saliamo sulla nostra barca ‘Movida’, mentre gli aiutanti caricano le cave sulla barca e ci attrezziamo con i giubbini salvagente e partiamo alla volta di una delle isole più affascinanti di questo arcipelago.

Dopo una ventina di minuti di navigazione, arriviamo a destinazione.

Lo scenario che ci si presenta è magnifico: spiaggia bianca completamente deserta, soffice e con piccole onde di sabbia disegnate dal vento; l’isola sembra abbastanza grande, con un po’ di vegetazione e con una meravigliosa lingua di sabbia ricoperta di gabbiani e pellicani che attrae subito la mia attenzione.

Posizioniamo i nostri ombrelloni e anche qui non resisto: devo fare subito un bagno.

Prima di salutare Harry ci facciamo lasciare il suo numero di telefono in caso decidessimo di farci venire a prendere prima e ci accordiamo per l’orario di rientro fissato per le 16.00.

Dopo un bagnetto in queste favolose acque cristalline, cerchiamo a fatica di rimetterci la crema per poi andare a fare una passeggiata, ma il vento è talmente forte e fastidioso che ci ritroviamo coperti di sabbia, nonostante fossimo riparati dall’ombrellone.

Muniti di macchina fotografica e telecamera partiamo subito in direzione della lingua di sabbia dove, con un po’ di dispetto mi diverto a spodestare i gabbiani dalla loro tranquilla dimora e rincorrerli.

Vedere centinaia di gabbiani prendere il volo a distanza di pochi metri da me, mi da uno strano effetto di libertà, quasi come se potessi anch’io alzarmi in volo. Questa strana sensazione sarà forse data dalla bellezza del posto: pochi metri di sabbia in mezzo al nulla, un bel venticello, sole caldo che accarezza la pelle e solo il canto degli uccelli in sottofondo… Siamo forse in paradiso???

Nel tornare verso l’ombrellone incontriamo Salvatore e Simona e nel parlare di Crasqui, non posso fare a meno di citare il famoso ristorante da Juanita, dove a detta di molti turisti, cucina l’aragosta migliore di Los Roques. Salvatore e Simona colgono al balzo l’occasione e ci propongono di andare a mangiarla per pranzo; nonostante l’avessimo prenotata anche stasera per cena in posada, decidiamo ugualmente di approfittarne e così prolunghiamo la nostra passeggiata fino al ristorante per andare a prenotare le aragoste per pranzo. Nel tragitto incontriamo Marco e Francesca, li invitiamo ad unirsi a noi, ma preferiscono gustarsela stasera a cena, così una volta arrivati al ristorante, prenotiamo 2 aragoste alla griglia per le 13.00.

Ritorniamo soddisfatti ai nostri ombrelloni e tra un bagno, 4 chiacchiere in compagnia e qualche foto, facciamo arrivare l’ora di pranzo. Nelle chiacchiere riusciamo a coinvolgere per il pranzo a base di aragoste anche Giorgio e Gabriella, così muniti di macchina fotografica e da pareo, che si rivelerà utilissimo per evitare le scottature del sole durante il tragitto fino al ristorante, nell’ora di picco del sole, partiamo alla volta di Juanita.

Il ristorante è molto semplice e carino, tavoli e seggiole in legno sono riparati da un grande portico, decorati da conchiglie, nastri colorati e insoliti bambolottini raffiguranti babbo natale. C’è pure una zona con quattro amache che ci inducono a tentazione per una pennichella a pancia piena.

Ci servono come antipasto delle arepas (piccole frittelle di mais), riso allo zafferano, un’ottima insalata e salsa di gamberi, dopo di che arriva il piatto forte: un vassoio enorme di aragoste calde appena tolte dalla griglia. Possiamo dire senza ombra di dubbio che le aragoste erano freschissime perché abbiamo assistito in diretta alla loro cottura direttamente in cucina, dove sulla griglia si muovevano ancora.

Decidiamo all’unanimità che ne è decisamente valsa la pena pranzare qui, sia per il cibo ottimo, sia per il meraviglioso scenario del pranzo vista mare (e che mare…) e sia per rilassarci all’ombra in queste ore di sole cocente. Spendiamo in tutto 876 B$ pari a circa 90 € in 6 per tre aragoste davvero enormi, che a malincuore non riusciamo pure a finire completamente.

Ritornati ai nostri ombrelloni, riprendiamo lo sport che in questi giorni più ci aggrada: chiacchiere e relax.

Ci soffermiamo a pensare a quanto siamo fortunati a poter vivere queste esperienze e alle emozioni e i ricordi che ci porteremo a casa. Io riprendo a scrivere il mio diario di viaggio, Cristian e Salvatore sfamano un paio di cani che si aggirano per la spiaggia e si divertono a lanciare piccoli pezzi di pane ai gabbiani che, quasi addomesticati, li prendono al volo. Il gruppo si sta iniziando ad affiatare e nasce la proposta per stasera di andare tutti insieme a bere un aperitivo.

Puntuale come un orologio, alle 16.00 vediamo spuntare la nostra barca, così a malincuore ci vestiamo, recuperiamo le nostre cose e ci prepariamo a rientrare. Il tragitto in barca, a causa del vento e delle condizioni del mare, ci fa fare parecchi salti e risulta essere molto divertente.

Facciamo una piccola sosta a Madrisqui a recuperare i nuovi arrivati, 2 ragazzi svedesi: Eleonor e Jens e 2 ragazzi di Milano: Ilenia e Raul. Pochi minuti dopo siamo al porto e dopo un piccolo incidente di Marco che, scendendo dalla barca sbatte il ginocchio contro il pontile, ritorniamo in posada.

Doccia veloce e merenda, oggi Francesca ci propone la sua magnifica pizza e succo.

Alle 18.30 come programmato, raggiungiamo la Gotera: una bella posada e bar sul mare, dove comodamente seduti su dei bei colorati e morbidi puffi, ci gustiamo un ottimo aperitivo con vista mare. Davvero ottimo il mojito a prezzi contenuti: 2 cocktail a 100 B$ (circa 10 €).

E’ ora di cena e siamo pronti a gustarci un’altra aragosta, questa volta però intera.

Come antipasto, un ottimo carpaccio di pesce con mango e pomodorini apre il piatto forte della cena. L’immancabile insalata mista e purè di peperoni, questa sera fanno da contorno alla nostra fantastica aragosta. Oggi ci siamo decisamente tolto la voglia di aragsota ed è stata proprio una bella giornata. Non riesco purtroppo ad assaggiare il cream caramel, ne tantomeno il rum, sono decisamente troppo piena.

Per concludere la serata, ci sta una bella passeggiata, la stanchezza è alle stelle, ma riusciamo a resistere mezz’oretta.

Alle 21.30 mi ritrovo già nel letto a sognare.

 

 

03 APRILE 2011 (domenica)

Solita sveglia alle 06.30 e si resta a ciondolare a letto ancora un’oretta.

A colazione purtroppo Harry ci da una brutta notizia: anche oggi il vento è abbastanza forte e lo sarà fino a martedì, quindi c’è da decidere il da farsi. Con la pancia piena di pane, burro e marmellata e pancake, iniziamo a fare qualche proposta. In lista ci sono le 3 vicine isole di Francisquì ed Harri azzarda a proporre Noronquì, ma ci avverte che il mare è piuttosto mosso, ed oltre a bagnarci, la barca salterà parecchio.

Il gruppo sembra inizialmente orientato su Francisquì, ma Harry ci informa che essendo domenica, l’isola potrebbe essere ‘piena’, perché essendo giorno festivo anche i locali si rilassano sulle spiagge e Francisquì è sempre la più gettonata. Salvatore ci fa riflettere su questa cosa e ci convince ad optare per Noronquì.

Dopo aver salutato Marco e Francesca che oggi rientreranno in Italia e dopo il solito rito del costume/incremata di protezione solare, si parte alla scoperta di Noronquì.

20 minuti di tragitto in barca non troppo traumatico e poi la barca rallenta e spegne i motori perché incontriamo una zona di coralli bassi e si apre davanti ai nostri occhi una nuova meraviglia: una sorta di piscina naturale dai colori unici e indescrivibili, un azzurro accecante e una baia ancora più scenografica di quella di ieri e ovviamente vuota.

Anche oggi siamo i primi a sbarcare su Noronquì e abbiamo modo di sceglierci i posti migliori.

Un piccolo gazebo in legno attira la nostra attenzione, è l’ideale per pranzare al riparo nelle ore più calde, Harry però ci informa che è di proprietà privata di una posada. Appuntamento di rientro fissato per le 16.30 e iniziamo a goderci il relax e la pace di questa isola deserta e occupata solo da noi fortunati, della posada Movida.

Riusciamo a fare parecchie foto con una splendida luce e con l’isola ancora deserta, quando arrivano altre due barche che si posizionano accanto a noi, ma fortunatamente non troppo vicini; arrivano a nuoto anche un paio di coppie che alloggiano sul catamarano attraccato nella baia.

Ci abituiamo subito alla presenza di strane lucertole nere che gironzolano intorno alle nostre borse in cerca di cibo. Il tempo passa velocemente e dopo un servizio fotografico completo che Salvatore fa a me e Cristian, impossessandosi della mia reflex, mi rilasso sul bagnasciuga e aspetto il trascorrere lento del tempo.

All’ora di pranzo vediamo che nessuna delle barche arrivate ha preso possesso del gazebo il legno, quindi decidiamo di occuparlo per una mezz’oretta per il pranzo; ci attrezziamo con i nostri panini e bibite e riusciamo a stare tutti al tavolo insieme, chiacchierare e fare gruppo.

Regaliamo i nostri avanzi ad un folto gruppo di lucertole che sembrano apprezzare mentre si litigano pezzetti di pane e insalata, con tre grossi paguri.

Ritorniamo in spiaggia dopo una mezz’oretta, ma fino le 14.30 non me la sento di espormi al sole, quindi cerco di mettermi in pari con il diario di viaggio, mentre Cristian si rosola al sole.

Interrompe la mia scrittura un susseguirsi di bagni, relax e chiacchiere e, ammirando questo paradiso, mi gusto un’ottima macedonia di frutta tropicale, seduta sulla mia seggiolina con i piedi in mare.

Sono le 16.30 e siamo rimasti gli unici sulla spiaggia. In lontananza vediamo arrivare la nostra barca e la vediamo fermarsi in mezzo al mare. Passano una decina di minuti e la barca è sempre ferma. Iniziamo a pensare ad un piccolo guasto e ci mettiamo ad aspettare pazienti.

Il tempo passa ed il sole inizia a scendere e, scherzando tra di noi facciamo la conta del cibo avanzato per spartircelo per una eventuale cena.

Decidiamo di provare a chiamare Harry al cellulare, che ci tranquillizza che in 5 minuti sarebbero arrivati a prenderci. Per stringere i tempi del rientro, smontiamo gli ombrelloni e prepariamo cave e seggiole vicino alla riva e una volta arrivata la barca e caricato tutto, partiamo alla volta di Gran Roque, con tappa a Madrisquì per prelevare i nuovi arrivati alla posada.

Purtroppo salta l’aperitivo al tramonto che avevamo programmato nel pomeriggio, ma in compenso non ci tiriamo indietro alla favolosa merenda di Francesca: arepitas a volontà e tante freschissime salse diverse.

Doccia veloce ed è già ora di cena, questa sera pasta alla Norma e per secondo tonno scottato con salsine varie e per dolce panna cotta.

Dopo cena facciamo un velocissimo giro per i negozietti di Gran Roque e poi subito a letto; anche stasera non arriviamo svegli alle ore 22.00.

 

 

04 APRILE 2011 (lunedì)

Alle 04.00 di mattina suona il cellulare di Cristian che si era dimenticato acceso, che interrompe il nostro sonno. Riusciamo a stare a letto fino le 07.00 dopo di che ci prepariamo per una nuova giornata.

Il vento rispetto a ieri sembra calato, ma purtroppo il cielo è coperto.

A colazione insieme ad Harry decidiamo di andare a Francisqui, a soli 10 minuti di barca da Gran Roque.

Appuntamento alle 09.00, porto deserto e riusciamo ad arrivare ancora una volta per primi.

Sappiamo già che probabilmente oggi quest’isola si riempirà di persone e notiamo anche numerose barche attraccate qui vicino. Harry ci spiega che queste 3 isole: Francisquì alta, media e bassa, sono le più frequentate anche dai locali con una buona posizione economica, che soprattutto nei week end arrivano con le loro barche a passare le giornate.

Anche se il cielo è coperto e il sole è nascosto dietro le nuvole, i colori e le sfumature di azzurro ci colpiscono nuovamente, mentre una lingua di sabbia attira la nostra attenzione e viene subito presa di mira per foto e video, soprattutto in queste prime ore del mattino che è ancora deserta.

A Francisquì è possibile mangiare il pesce nel ristorante sulla spiaggia e affittare lettini al modico costo di 40 B$ al giorno. Qualcuno decide di affittare i lettini, qualcuno opta per lo snorkeling nelle piscine naturali e qualcun altro per una passeggiata; io mi godo per un po’ la pace della spiaggia poco affollata e Cristian (come sempre) si rilassa al sole.

Il cielo si incupisce e una pioggia di breve durata ci sorprende, ma i colori restano sempre affascinanti.

Dopo 5 minuti siamo di nuovo a goderci il sole sonnecchiando in compagnia dello stridulo canto dei gabbiani.

Per pranzo insalata di riso davvero ottima, che oltre a noi conquista anche il gruppo dei numerosi gabbiani che, appostati davanti al nostro ombrellone, fanno a gara per accaparrarsi piccoli chicchi di mais o di pomodoro.

Giusto il tempo di mangiare l’ultimo boccone che un’altra scarica di pioggia ci sorprende all’improvviso e come sempre in meno di 5 minuti è già tutto passato.

Il clima di oggi è davvero favoloso: caldo e leggero venticello che invita alla pennichella al sole, il cielo è coperto e oggi il rischio scottature è alto.

Il pomeriggio passa molto lentamente, ora sono le 14.20 e scrivo dalla spiaggia di Francisquì.

Mi è davvero difficile descrivere a parole quello che stanno osservando i miei occhi e mi rattrista il fatto che, neanche le foto scattate sanno riportare l’intensità e le sfumature di questi colori…

Alcuni amici della posada per pranzo hanno deciso di provare l’aragosta del ristorante sulla spiaggia e ritornano entusiasti dal pranzo, la considerano infatti la migliore aragosta mangiata finora, ma non avendola provata personalmente non posso confermare il loro giudizio.

Nel pomeriggio l’attrazione principale è il pranzo delle pulcinelle (quei pennuti che finora ho erroneamente chiamato gabbiani), che si gustano l’insalata di riso avanzata dalle cave dei nostri amici.

In un attimo di risveglio da una pennichella particolarmente intensa, mi ritrovo sulla spiaggia la barca della posada che ci è venuta a riprendere, oggi capitanata da Mario. Il tempo oggi è passato davvero in fretta e la barca ci sorprende impreparati.

Con calma raccogliamo le nostre cose e facciamo rientro in posada; in barca proponiamo l’aperitivo al tramonto che ieri è saltato, ma Mario ci propone di assaggiare come aperitivo il suo mojito che ci preparerà per la merenda e così accettiamo entusiasti.

Il tempo di fare la doccia e siamo di nuovo richiamati dalla squillante voce di Francesca che annuncia la merenda; oggi pizza e mojito e un altro cocktail alcolico al succo del frutto della passione. La pizza è veramente favolosa, il mojito non è da meno e visto il caldo si fa presto a berne due o più bicchieri ma stasera, la ciliegina sulla torta è quel sottofondo di musica moderna che invita alle danze: Stereo Love la fa da padrone e Salvatore improvvisa quattro salti in un’improvvisata pista, seguito a ruota da me.

Per far arrivare l’ora di cena il gruppo composto dai fedelissimi 8: io e Cristian, Salvatore e Simona, Giorgio e Gabriella e Ylenia e Raul, decide per una passeggiata per le strade che oramai iniziamo a conoscere bene. Sarà forse il mojito in circolo o la voglia di risate e divertimento, ma l’aria che si respira è davvero allegra e spensierata e si dispensano risate a volontà, in particolar modo quando ci accorgiamo che Salvatore, sta girando per l’isola a piedi nudi perché ha dimenticato le sue ciabatte in posada.

Risate che proseguono poi per cena, mentre ci gustiamo un ottimo carpaccio di tonno e scaloppine di pesce, accompagnate dalla leggera musica di Sagi Rei e da una bottina di Gato Nero, vino bianco locale.

I brindisi a tavola si sprecano e l’attenzione e la preparazione dello staff della Movida, ci colpisce particolarmente, infatti controllano sempre che la bottiglia di vino sia piena e fresca in tavola, tant’è vero che viene sempre servita nei cestelli pieni di ghiaccio, così pure per l’acqua che portano sempre freschissima in comode brocche di vetro.

Per concludere in bellezza, un ottimo dolce venezuelano ‘Tres leches’ e come digestivo l’ottimo rum venezuelano, stasera servito da Mario in un modo un po’ particolare: un piccolo spicchio di lime viene passato su un lato dallo zucchero e sull’altro dal caffè, si morde il lime e si beve il rum ‘al colpo’. Proviamo anche questo esperimento e tutto sommato il sapore del lime con zucchero e caffè annaffiato dal rum, non è così male come pensavamo.

Altra passeggiata per gli shop di Gran Roque dove acquistiamo la storica mappa dell’arcipelago al costo di 70 B$ e qualche primo souvenir e, nel supermercato del paese compriamo poi il famoso ron Santa Teresa Gran Riserva (95 B$ per la bottiglia da 1 lt), dove riusciamo anche qui a farci riconoscere portando allegria nel market e scattando foto nel momento degli acquisti.

Per le vie del paese riecheggia in lontananza musica latina e alle 21.30, come sempre, siamo già in camera.

 

 

05 APRILE 2011 (martedì)

Nottata un po’ movimentata, con diverse tappe in bagno causa mal di pancia (forse avrò abusato dell’alcool) e alle 07.30 siamo già seduti a tavola.

Oggi c’è un bel sole e il cielo è limpido e Mario azzarda a proporre Cayo de Agua.

Parliamo insieme al gruppo e decidiamo per oggi di visitare un’isola più vicina ed in ballottaggio ci sono Sarquì ed Espenquì a circa mezz’ora di barca.

Oggi ci accompagnerà Mario in barca, perché Harry è a Caracas per qualche giorno.

Partiamo quindi senza una meta ben precisa e dopo una mezz’oretta di navigazione tranquilla arriviamo alle isole, che si trovano l’una di fronte all’altra.

Mario ci mostra le spiagge e su suo consiglio optiamo per Sarquì.

Anche oggi siamo i primi e per ora la spiaggia è tutta per noi.

Il cielo oggi è davvero limpido e i colori del mare sono davvero accecanti, tant’è che ho delle serie difficoltà a tenere gli occhi aperti e anche gli occhiali da sole in questo caso aiutano poco. Avvolgo un paio di cubetti di ghiaccio presi dalla cava in un fazzoletto di carta e lo passo sugli occhi e per qualche istante trovo un po’ di sollievo, ma giunti al momento di entrare in acqua per fare il bagno, gli occhi mi bruciano ancora molto e non riesco proprio a togliere gli occhiali da sole.

Sarquì è davvero splendida, come è splendido ritrovarsi completamente soli a nuotare in queste acque; approfitto infatti di un momento in cui in mare non c’è nessuno per fare un bagno e godermi ancora più pace, ed il mio sguardo, ovunque cada, si ritrova ad ammirare a 360° un’acqua meravigliosamente cristallina e limpida. Che assoluto senso di libertà!

Notiamo piacevolmente che oggi non è arrivata nessuna barca e l’isola è occupata solo dal nostro gruppo di 14 persone della posada, ed è davvero uno spasso. Non ci si stanca mai ad ammirare questo spettacolo di mare, in particolare quando vediamo un paio di tartarughe che salgono a pelo d’acqua, mettono fuori la testa e catturano completamente la nostra attenzione. Nell’istante in cui le vediamo, qualcuno prova a buttarsi in acqua speranzoso di vederle da vicine, ma non riescono a raggiungerle che sono già disperse per queste favolose acque.

Su queste isole non c’è molto da fare, lo sport preferito di tutti è il relax e il sole, io invece passo il tempo scattando foto e scrivendo il diario di viaggio e quando mi accorgo che la pancia reclama cibo, mi fermo per gustarmi il pranzo.

Anche nel pomeriggio il programma cambia di poco: relax, bagni e chiacchiere in compagnia.

Oggi noto con piacere quanto sia bello perdere la nozione del tempo. Fatichiamo a ricordare che giorno della settimana sia e grazie all’abbandono totale dell’orologio, viviamo la giornata al momento.

Verso metà pomeriggio vediamo arrivare in lontananza una barca, fa un paio di giri nella laguna con la speranza di avvistare le tartarughe e poi, uno sgradito gruppo di persone chiassose sbarca sulla ‘nostra’ isola.

Per essere arrivati a quest’ora, ipotizziamo che possono essere persone che sono ritornate dall’escursione a Cayo de Agua e come ci aveva spiegato stamattina Mario, fanno sosta a metà strada e, grazie a Salvatore, il chiacchierone del gruppo che riesce subito ad attaccar bottone, i nostri sospetti vengono confermati.

E’ arrivato il momento di tornare in posada.

In lontananza scorgiamo la barca, come sempre puntualissima e iniziamo a prepararci.

Sbarcati a Gran Roque e giunti alla posada veniamo accolti dal profumo della merenda già pronta e dopo la doccia, siamo di nuovo tutti insieme al tavolo a gustarci succo di frutta e bruschette.

Anche se può sembrare assurdo essere stanchi dopo una giornata di relax, stasera siamo davvero cotti e dopo cena decidiamo di saltare la consueta passeggiata ed andare a dormire e sperare in una splendida giornata anche per domani, perché essendo l’ultimo giorno dei due ragazzi svedesi, vorremmo andare a Cayo de Agua.

 

 

06 APRILE 2011 (mercoledì)

Oggi è il grande giorno.

Già a colazione c’è fermento e tutti parlano di Cayo de Agua.

Il tempo sembra essere dalla nostra parte , il vento è debole e splende il sole, anche se c’è un leggero velo di foschia che ci protegge dalla potenza del sole.

Dopo la solita ottima colazione compare Mario che ci chiede il programma di oggi, e tutti all’unanimità rispondiamo Cayo de Agua.

Alla solita ora siamo già al porto e mentre aspettiamo il resto del gruppo , ci scateniamo con le foto ed oltre ad immortalare il famoso cartello ‘Bienvenidos a Los Roques’ attiriamo l’attenzione di un militare all’aeroporto, che si offre di farci qualche foto insieme, accanto al cartello del ‘Parco Nazionale’ con lo sfondo della bandiera venezuelana. Ringraziamo il militare che scopriamo chiamarsi Mendoza e ci rechiamo al porto ad aspettare la barca.

Partiamo verso le 09.30 in un bel clima sereno e dopo un’ora di navigazione abbastanza tranquilla, giungiamo alla magnifica Cayo de Agua: la rappresentazione del paradiso in terra.

La spiaggia ci si presenta totalmente vuota e così possiamo come sempre decidere dove posizionare i nostri ombrelloni. Una mezzaluna di spiaggia bianca contrasta un acceso azzurro del mare.

Di quest’isola nei video e foto che ho visto, ricordo di una magnifica lingua di sabbia, nel bel mezzo dell’azzurro del mare e decido che voglio subito andare alla ricerca; giusto il tempo di posizionare gli ombrelloni e sdraio che io sono già pronta con macchina fotografica e telecamera in mano, per partire alla scoperta dell’isola.

Insieme a noi, si uniscono Simona e Salvatore.

Saliamo su una collinetta di sabbia e dall’altra parte scopriamo un altro piccolo angolo di paradiso: un’isola gemella a quella in cui ci troviamo noi, ancora più scenografica grazie alla vista in lontananza del faro.

Ci fermiamo a fare parecchie foto in questo paradiso e notiamo che l’acqua sembra ancora più azzurra e incantevole delle isole viste nei giorni precedenti. Ripartiamo lentamente in direzione del faro, godendoci la pace di Cayo de Agua deserta. Arriviamo in un punto poco riparato dal vento e sentiamo la sabbia sollevata dal vento che ci sbatte sulla pelle.

Giungiamo fino al faro, ma rocce e coralli ci rendono difficile proseguire, e per raggiungere il faro dovremmo scalare un’alta duna, così decidiamo di rinunciare e tornare indietro: abbiamo sbagliato lato.

E’ quando giungiamo nel bel mezzo delle due isole, che scopro che la famosa lingua di sabbia tanto decantata è in realtà un gioco di maree, che oggi sicuramente non riusciremo a vedere.

Arriviamo all’ombrellone che è già l’ora di pranzo e il caldo e la camminata ci hanno stancato parecchio, così ci rilassiamo sotto l’ombrellone con la nostra insalata di riso, mentre nel frattempo giunge sull’isola un’altra barca che posiziona gli ombrelloni proprio accanto ai nostri.

Un po’ di relax e arrivano le 14.00, l’ora fissata per l’appuntamento con i ragazzi della Movida per la partenza da Cayo de Agua, verso altre isole. Caricate cave, seggioline e ombrelloni, ripartiamo alla volta di Dos Mosquises, dove faremo una breve sosta per vedere una riserva per la salvaguardia delle tartarughe, dove l’ingresso costa 2 B$ a persona. Sono un po’ contrariata da questa cosa, già Marco e Francesca (i due ragazzi di Firenze) ci avevano detto che secondo loro non ne valeva la pena, mentre io invece di questa sosta forzata avrei preferito sostare un’ora in più a Cayo de Agua, ma a quanto pare molte escursioni a Cayo de Agua sono strutturate in questo modo. Mentre gran parte del gruppo decide di entrare, io e Cristian e altre persone preferiamo fare due passi; io ne approfitto per fare un bagnetto mentre Cristian si ripara all’ombra.

Dopo circa una mezz’oretta ripartiamo ancora per far tappa in un’altra isola; abbiamo ancora un po’ di strada da fare e il mare è un po’ mosso e la barca su ferma in mezzo al mare, facendo agitare molto Simona.

Verso le 16.00 arriviamo ad Espenqui e ci lasciano altri 40 minuti di tempo per riposare.

Non porteremo con noi ombrelloni e seggioline, ma ci rilasseremo con i teli direttamente sulla sabbia.

A Cayo de Agua non ho fatto in tempo neppure a gustarmi la mia solita quotidiana macedonia di merenda, così ne approfitto di questa sosta per gustarmela.

Devo dire che purtroppo vedere Espenquì con questa luce mi lascia un po’ di amaro in bocca, perché con il calare del sole l’acqua assume una tonalità verdastra, mentre dalle foto che ho visto sul web con le prime luci del mattino sarebbe stata tutta un’altra cosa… Vorrà dire che nel prossimo viaggio a Los Roques, sarà una delle prime isole che visiteremo!

Torniamo in posada per la solita ora e dopo la doccia e l’immancabile deliziosa merenda, decidiamo di fare un aperitivo al bar sulla spiaggia della Posada Acuarena.

Io e Cristian usciamo un po’ prima per comprare un po’ di souvenir e ci accordiamo con il resto del gruppo per raggiungerli al bar.

Il bar dell’Acuarena con le sue poltroncine in eco-pelle bianca e lampade ornamentali che creano atmosfera, al primo impatto sembra più vip dei puff colorati della Gotera, ma personalmente continuiamo a preferire l’ambiente più informale della Gotera.

Ci gustiamo un buon mojito sul mare in amicizia, tra risate e scattando foto ricordo.

Sul mare si sa, il vento si sente di più che nelle altre zone, ma ad un certo punto inizio a sentire la necessità di una maglia a maniche lunghe. Osservo le mie compagne, che sono state più astute di me e si sono munite di maglia a maniche lunghe e una volta lasciato il bar, decido di non proseguire la passeggiata con gli altri e recarmi in posada a recuperare una maglia.

Dopo cena, nessuno ha la forza di proporre la passeggiata per Gran Roque, così dopo un po’ di chiacchiere a tavola, ci ritiriamo nelle nostre camere per recuperare in po’ di forze in vista dell’ultima giornata di mare di domani.

 

 

07 APRILE 2011 (giovedì)

Ultimo giorno, ultima colazione tutti insieme e domani ci saranno le grandi partenze, mentre già dal pomeriggio partiranno Eleonor e Jens.

Si decide con Mario il programma di oggi, lui ci consiglia lo snorkeling a Boca de Sebastopol e ci spiega in che cosa consiste l’intera giornata, ma Cristian e Simona decidono che non faranno snorkeling e quindi si cerca di trovare un compromesso.

Il mio più grande desiderio sarebbe quello di sostare qualche ora (o anche una intera giornata) in una lingua di sabbia in mezzo al mare e provo quindi a proporre un Cayo Fabian.

Mario ci pensa un po’ e poi trova il compromesso: parte del gruppo andrà a fare snorkeling e Boca de Sebastopol, lasciando in un isolotto in mezzo al mare me, Cristian e Simona e al rientro dallo snorkeling, la barca caricherà noi tre naufraghi per spostarci tutti a Crasquì nel pomeriggio.

Compromesso trovato, tutti d’accordo, si parte!!!

Arriviamo a Cayo Fabian, i ragazzi della posada iniziano a scaricare ombrelloni e cave e io, Simona e Cristian scendiamo, già pregustandoci le prossime ore da Robinson Crusue su quel magnifico lembo di sabbia bianca in mezzo a questo magnifico mare cristallino, quando comunicando con un ragazzo della posada, non ci spiega che una volta finito lo snorkeling in resto del gruppo sbarcherà su questa minuscolo banco di sabbia, inizialmente pensiamo che deve aver capito male ma poi, vista la sua convinzione, prima di far ripartire il gruppo verso Boca de Sebastopol, vogliamo chiarire il programma e dopo una telefonata a Mario scopriamo che c’è stato un malinteso, perché a causa delle distanze non è possibile fare tutto, quindi dobbiamo scegliere tra Cayo Fabian e Crasquì. A malincuore il resto del gruppo sceglie Crasquì e volente o nolente, mi devo adeguare.

Ricarichiamo quindi, ombrelloni, seggioline e cave sulla barca e ripartiamo alla volta di Crasquì, dove sbarcheremo io, Cristian e Simona e dove più tardi ci raggiungerà il resto del gruppo.

Le ore passano abbastanza velocemente: uno spuntino, qualche bagno, due chiacchiere, quando vediamo arrivare la barca della posada.

Salvatore, Giorgio e Gabriella ci raccontano con entusiasmo la loro escursione, mostrandoci qualche foto e tra le chiacchiere, avvertito un certo languorino, decidiamo di goderci appieno l’ultimo giorno, non farci mancare proprio niente e gustarci anche oggi un’aragosta da Juanita.

Partiamo in 10: io e Cristian, Gabriella e Giorgio, Simona e Salvatore, Ilenia e Raul e Elena e Massimo, ma non avendo prenotato speriamo che non ci siano problemi.

Arrivati al ristorante vediamo che oggi è più affollato del solito, chiediamo a Juanita se ha disponibili 5 aragoste e lei dopo averci sistemato al tavolo, ci fa scegliere direttamente le aragoste dalla nasse.

Nell’attesa del pranzo decido di farmi un bagnetto. E’ incredibile, mi sembra che questo mare sia per me una calamita, non infatti riesco a stare lontana dall’acqua.

In mare, intrattengo pubbliche relazioni con un simpatico venezuelano che mi interroga sulla mia vacanza e mi dice lavorare per la posada Guaripete.

Dopo qualche minuto mi raggiunge Salvatore e gustandoci un momento di relax, constatiamo di quanto siamo fortunati a poter godere oggi di tutto questo: un bagno caldo in un bellissimo mare caraibico, nell’attesa che ci venga preparato un pranzo a base di aragosta.

Una volta raggiunto il resto del gruppo al tavolo, non dobbiamo attendere molto perché ci servano il pranzo.

Arrivano 2 grandi vassoi di aragoste, accompagnate dalla solita ottima insalata e riso allo zafferano, ma purtroppo vediamo che oggi mancano le arepas… Poco male, il piatto forte è l’aragosta, che oggi non riusciamo pure a finire tutta!!!

Qualche chiacchiera, 5 minuti di relax sulle amache del ristorante e poi torniamo agli ombrelloni, aspettando l’ora di rientro a Gran Roque.

Appena arrivati in posada, vediamo Livia che ci aspetta sulla porta per darci una notizia che scombussola un po’ i nostri piani: il nostro volo di domani mattina previsto per le 9.45 è stato anticipato alle 06.50.

Per paura che i pochi shop di souvenir vicino al porto chiudano bottega presto come le sere precedenti, decidiamo di posticipare la doccia al nostro rientro, a malincuore saltiamo la merenda che stasera offre delle favolose arepitas e, ripartiamo a caccia degli ultimi souvenir.

Una delle cose che avrei voluto fare a Gran Roque, era quella di godermi un tramonto in cima alla collinetta del faro e quindi usciamo muniti di macchina fotografica e telecamera, per vedere provare a salire.

La corsa ai souvenir richiede più tempo del previsto, decidiamo quindi di non salire al faro e goderci il tramonto dalla spiaggia, riuscendo a scattare belle fotografie.

Prima di rientrare in posada facciamo l’ultima passeggiata per le vie di Los Roques che ancora non avevamo esplorato e rientriamo che oramai è buio e i nostri compagni di posada sono seduti in soggiorno aspettando la cena.

Dopo la doccia iniziamo a preparare la valigia e usciamo dalla camera giusto per l’ora di cena. E’ l’ultima sera che passiamo tutti insieme, domani io e Cristian, Gabriella e Giorgio saremo i primi a partire all’alba per poi incontrarci in aeroporto con Simona e Salvatore che saranno sullo stesso volo per Roma di Gabriella e Giorgio.

A tavola ci gustiamo l’ultima ottima cena della bravissima Francesca e oltre alle solite chiacchiere, ci scambiamo biglietti con indirizzi, numeri di telefono ed e-mail, ma la voglia di stare ancora insieme è tanta e così dopo cena decidiamo di tornare tutti alla Gotera per l’ultima serata in compagnia.

Ordiniamo i nostri soliti mojiti e stasera le chiacchiere sono allietate da una bella musica revival che rallegra l’ambiente e strappa qualche ballo di Salvatore che il piedi sul ‘puffo’, attira l’attenzione degli altri tavoli.

Ci dispiace davvero tanto che la vacanza sia giunta al termine perché ci siamo ambientati da subito, sia con il luogo e sia con la compagnia e purtroppo questi 7 giorni sono volati.

Tornati in posada, dopo gli ultimi saluti, riponiamo le ultime cose in valigia e puntiamo la sveglia per le 5.00, sperando di sentirla!!!

 

 

08 APRILE 2011 (venerdì)

Della giornata di oggi, dovrei parlare di aeroporti, trasferimenti, check-in, attese e voli aerei, ma visto che non sono poi così interessanti, preferisco terminare qui il mio diario con il ricordo di questo meraviglioso arcipelago che da subito ci è entrato nel cuore e che speriamo un giorno di poter rivivere.

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